Il primo locale nel 2004 (con l’insegna Napule è), il quinto nel 2025: nel mezzo Fratelli Coppola ha vissuto l’evoluzione da impresa indipendente a mini-catena. A guidarla, oggi, i fratelli Katia, Ciro e Antonio che hanno ereditato il progetto avviato dal padre vent’anni fa a Como facendolo diventare un punto di riferimento per i pizza lover senza per questo rinunciare a gusto e genuinità. Sia nel piatto, sia nell’esperienza. Tutto questo grazie a un business model che unisce artigianalità e la logica dei piccoli passi. “Non ci poniamo obiettivi, ma nemmeno limiti: se dovessimo raggiungere i 10 locali saremmo felici, ma anche così siamo sicuri di aver già raggiunto un successo”, rivela Ciro Coppola.
Lo sviluppo di Fratelli Coppola: prossima tappa Napoli?
L’inizio nella ristorazione, dopo il trasferimento della famiglia Coppola da Napoli a Como alla ricerca del classico “lavoro al Nord”, è di quelli “romantici”, all’interno di un locale di 20 posti. In meno di sei anni, la famiglia Coppola rileva il palazzo in cui aveva aperto il primo locale e dà avvio a una prima fase di espansione: raddoppio a Como nel 2013, poi Milano (2016) e Bergamo (2022). Prossimo passo? “A Cantù Asnago – rivela Coppola – in quello che, una volta aperto, sarà il locale più grande del network, con 200 posti a sedere. Nel frattempo ci stiamo interessando a uno spazio a Napoli. Nella nostra testa l’idea è che la prossima apertura sia sempre l’ultima, ma finché troveremo opportunità di qualità non ci fermiamo”. Nel mezzo c’è stato anche un rebranding che ha voluto dare maggiore risalto alle radici partenopee grazie a un nuovo logo, in cui un moderno carattere tondeggiante color azzurro afiancato da una piccola sagoma di Pulcinella evoca le origini della proposta gastronomica e l’unione famigliare che caratterizza la seconda generazione. Intatto, invece, il format: classica trattoria-pizzeria napoletana.
Nel menu, pizza e cucina partenopea (street food compreso).
A confermarlo è, innanzitutto, il menu diviso in diversi macrosettori: “Partiamo dalla friggitoria con crocché, arancini, montanare e tutto il meglio dello street food campano. A questo si aggiunge la nostra proposta di mozzarelle, sia da sole che abbinate a culatello, verdure o bruschette. Poi c’è la parte contorni che abbiamo trasformato dal semplice piatto di complemento a una proposta a se stante per tutti quei clienti che cercano una alternativa alimentare vegetariana. Infine c’è la selezione di pizze (a ruota di carro, impasto con farina 00, lievitazione massimo di 24 ore come vuole il disciplinare AVPN), sia classiche che innovative, con uno spazio per quelle prive di proteine animali; e i piatti della cucina partenopea. Dai primi, come la genovese, gli ziti al ragù, pasta e patate o gli scialatelli ai frutti di mare; ai secondi tipici sia di mare che di terra: pesce alla griglia e frittura mista, polipetti alla luciana, polpette al ragù e salsiccie e friarielli”, racconta Coppola. Il tutto per uno scontrino medio che va dai 15 ai 30 euro, bevande incluse (comprese le bollicine di benvenuto e il limoncello o il meloncello di fine pasto). “La priorità è sicuramente la qualità, ma al giusto prezzo: oltre a un buon piatto, che è la base per chi fa il nostro mestiere, cerchiamo di offrire un’esperienza accessibile a tutti i nostri clienti”, aggiunge Coppola. Ecco allora che oltre ad alcuni fornitori storici, Fratelli Coppola non rincorre la territorialità della materia prima a tutti i costi ma punta a garantire uno standard elevato cercando di volta in volta il partner che può sostenere i volumi richiesti dal network.
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Customer experience tradizionale, dopo aver sperimentato con il digitale.
Principio che viene assecondato anche per la customer experience che limita il digitale alle strette necessità di servizio. “La comanda la prendiamo ancora a mano, ma poi la passiamo in digitale per avere un maggiore controllo degli ordini fra sala e cucina. Avevamo provato a introdurre il menu tramite QR Code post-Covid ma siamo tornati sui nostri passi. Oggi il cliente, sotto certi aspetti, è un po’ pigro quindi ha bisogno di avere tutto sotto gli occhi piuttosto che a portata di smartphone. Col tempo, infatti, abbiamo notato che scrollare il menu digitale si ripercuoteva sia sul valore degli ordini sia sulla rotazione dei piatti. Meglio il classico menu cartaceo, ora plastificato, che permette una chiara comprensione della proposta”, ammette Coppola. Un approccio che si riverbera anche sulla preferenza per l’asporto piuttosto che per il food delivery: “Abbiamo fatto un tentativo con le piattaforme di consegna ma anche qui abbiamo preferito rinunciare al fine di mantenere elevata la qualità delle nostre preparazioni”. Il risultato di fatturato, che nel 2024 si attesta intorno ai 3 milioni di euro, in leggero aumento sul 2023, conferma queste scelte.
Personale e affitti, le sfide di Fratelli Coppola.
Certo, le sfide non mancano. La prima è il personale (in totale sono 70 i dipendenti assunti). “Attualmente riscontriamo alcune difficoltà a reperire personale qualificato più in sala che in cucina. D’altronde, il lavoro del cameriere, che spesso non viene considerato, è centrale per un’attività come la nostra in cui il calore umano, la genuità, l’artigianalità delle preparazioni la fanno da padrona e vanno correttamente comunicate al cliente curioso di scoprire i dettagli del menu e farsi consigliare sugli abbinamenti e le scelte migliori per gustare la nostra cucina”, afferma Coppola. Poi c’è il tema immobiliare: “La scelta di aprire a Cantù Asnago non è casuale. Secondo noi il futuro della ristorazione è in provincia dove si può equilibrare maggiormente il costo fisso dell’affitto con la ricerca della marginalità necessaria a far marciare un locale”. Aspetti che, contestualmente, si intrecciano anche con la crescita delle catene di pizzeria artigianali: “Si tratta di un fenomeno recente, con ampi margini di crescita e che vediamo con buon occhio. Quelle che 30 anni fa era la pizzeria di quartiere oggi ha le giuste leve per organizzarsi come una mini-catena a patto di mettere a punto la giusta struttura operativa e non rincorrere l’apertura a ogni costo. Non basta occupare un posto vuoto, servono cura e oculatezza”, conclude Coppola.
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