Elvira Amata: “Il centrodestra cresce ovunque. Messina? Dipende anche da De Luca”

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Elvira Amata, assessora regionale al Turismo. Una delega chiave in una regione come la Sicilia, ma che, tra casi mediatici e polemiche, è una rosa con molte spine…
«Fa parte del “pacchetto”, ci sono stati momenti difficili e complicati da gestire. Anche perché la polemica sui contributi ha avuto, è vero, refluenze sul mio assessorato, ma va ricordato che le scelte rispetto alla distribuzione di quei fondi è stata dettata da una legge d’aula, votata dall’Ars».

Non è andata molto diversamente con la Finanziaria, si è parlato di “mance”.
«Sì, ma in realtà le cose sono andate in maniera completamente diversa, abbiamo dato spazio ai territori secondo le esigenze espresse dai territori stessi. Ognuno di noi è deputato di un territorio a cui rispondere. I sindaci, gli amministratori ti rappresentano difficoltà ed esigenze ed è un ragionamento corretto andare loro incontro. Ma il lavoro svolto dall’assessorato è diverso».

Ci spieghi.
«Al centro c’è una pianificazione annuale, si determinano strategie, rispetto ad un mondo, quello del turismo, appunto, che è dinamico, non statico. Facciamo incroci di dati, con valutazioni che vanno oltre il numero di presenze. Non è importante se i turisti sono 10 o 18 milioni, ma capire se è un turismo che spende, che aiuta ad aumentare il Pil, se veramente crea sviluppo economico».

Finanziamo agevolati

Contributi per le imprese

 

E che tipo di turismo c’è in Sicilia?
«Una via di mezzo, si può migliorare moltissimo e sarò più pronta alla fine di quest’anno. Sto mettendo in piedi un’organizzazione diversa per valutare questi dati. Faccio un esempio: se 10 giapponesi o australiani ti spendono 1.200 euro di media e invece i turisti americani te ne spendono 50, dovrò orientare la mia strategia verso quei Paesi che spendono di più. E bisogna lavorare in sinergia non solo col mondo direttamente interessato dal turismo, ma anche su altre attività, esperienze che partono dall’impresa artigiana e arrivano al turismo in maniera secondaria. La Bit è un esempio, quest’anno saremo a febbraio a Milano e ci andremo coi territori, coi protagonisti di specifici percorsi turistici, come ad esempio le vie del Barocco o della Ceramica».

In chiave turistica, si inizia a parlare di Ponte sullo Stretto? Si sta muovendo qualcosa?
«Vedo che si sta passando da un “non lo voglio”, anche a livello istituzionale, ad un altro approccio: “si farà per legge, quindi cogliamo l’occasione”. Anche dal punto di vista turistico. Messina ha una pecca dal punto di vista della ricettività. Più di una volta ho cercato di veicolare, e lo faccio di nuovo, il messaggio dell’importanza del bando sulla ricettività turistica che abbiamo pubblicato a fine anno e che darà l’opportunità di ammodernare e ristrutturare immobili, ma anche creare nuovi posti letto, con la riconversione di edifici storici o abbandonati e consumo di suolo zero. Spero che gli imprenditori sappiano cogliere questa occasione».

A proposito di occasioni: anche quest’anno il Giro d’Italia non passerà dalla Sicilia, eppure l’anno scorso aveva detto che per il 2025 i contatti con gli organizzatori erano ben avviati.
«È vero, ma c’è un problema di mancanza di risorse, in questo momento non siamo nelle condizioni di affrontare questa spesa. In aula mi hanno fatto le pulci anche su eventi storicizzati, organizzati dall’assessorato da decenni. Il periodo è quello che è, proprio per quelle polemiche di cui parlavamo».

Che idea si è fatta del dialogo tra Schifani e Cateno De Luca?
«Non posso che vedere un dialogo che si apre, ed è sempre un fatto positivo, per di più se accade nella mia città. Chiunque, anche stando all’opposizione, deve essere capace di mettere da parte l’idea di partito e orientarsi sul poter governare o comunque dare i suggerimenti giusti a chi governa, che a sua volta deve avere l’intelligenza di acquisire quei consigli. Ecco, penso che sia Schifani che De Luca siano su questa traiettoria. Schifani ha riconosciuto la capacità amministrativa di De Luca e De Luca ha riconosciuto di non essere un uomo d’opposizione e di voler amministrare. Pur stando all’opposizione».

Che ruolo ha avuto il suo partito, Fratelli d’Italia in questa “ricomposizione”. Si dice sia stato determinante.
«So solo che il presidente dell’Ars Galvagno sa fare bene il presidente dell’Ars, è sempre stato super partes, ha grandi capacità nel tenere l’aula. Se c’è stato qualche avvicinamento e un aiuto nel ricomporre i rapporti tra Schifani e De Luca, è probabile che lo abbia fatto guardando al contributo importante che questo poteva dare all’azione di governo».

Stando così le cose, con De Luca più vicino, con Cuffaro e Lombardo sempre più incisivi, il centrodestra sembra poter tornare ai numeri bulgari dei tempi del 61-0.
«Il centrodestra sta crescendo, cresciamo tutti singolarmente e lo fa anche la coalizione. Penso comunque che il popolo siciliano guardi al buon governo, e noi stiamo dando risposte, soprattutto alle imprese e nel campo del sociale. Sì, penso che in Sicilia si possa tornare ad una politica di centrodestra in grado di produrre importanti risultati».

E a Messina?
«A Messina dipende anche dalle decisioni che prenderà Cateno De Luca, e quindi l’amministrazione Basile, della quale ho sempre riconosciuto il buon lavoro svolto, anche se fino a poco tempo fa non chiedevano un dialogo. Io rispetto alle esigenze della città spalanco il mondo, vedo che oggi c’è questa apertura anche dall’altra parte e mi fa piacere. Domani vedremo se tutto questo si tradurrà in un’alleanza o no, noi la nostra idea di come si amministra, in ogni caso, ce l’abbiamo chiara».

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