La ministra del Turismo rinviata a giudizio dalla gup Anna Magelli per false comunicazioni sociali in merito al caso Visibilia, una delle società del gruppo da lei fondato e dal quale ha dismesso le cariche. Gli altri rinviati a giudizio sono 16, tra cui Visibilia srl in liquidazione. Quello che si aprirà a Milano è il primo processo che la senatrice Fdi dovrà affrontare in qualità di imprenditrice. Il suo legale: “Decisione ci lascia amaro in bocca”. Opposizioni chiedono dimissioni
È arrivata la prima decisione su uno dei vari procedimenti che coinvolgono Daniela Santanchè: la ministra del Turismo, con altre persone, è stata rinviata a giudizio dalla gup Anna Magelli per false comunicazioni sociali in merito al caso Visibilia, una delle società del gruppo da lei fondato e dal quale ha dismesso le cariche nel 2022. Quello che si aprirà il prossimo 20 marzo, davanti alla seconda sezione penale del Tribunale di Milano, è il primo processo che la senatrice di Fratelli d’Italia dovrà affrontare in qualità di imprenditrice. La giudice ha dichiarato prescritte alcune imputazioni per gli anni dal 2016 al 2018, dichiarando in questo caso il non doversi procedere – tra gli altri – anche per la ministra. In tutto gli imputati rinviati a giudizio sono 17, tra cui Santanchè e Visibilia srl in liquidazione. “È una decisione che ci lascia l’amaro in bocca ma che un po’ ci aspettavamo, siamo pronti a dimostrare l’estraneità alle accuse nel dibattimento”, ha detto l’avvocato di Santanchè. Le opposizioni chiedono le dimissioni della ministra.
La decisione della gup
La gup Anna Magelli si è pronunciata sul procedimento per falso in bilancio nel quale figuravano, oltre a Santanchè , altri 19 soggetti, tra cui tre società del gruppo editoriale Visibilia. La camera di consiglio è slittata di un paio di ore per una questione tecnica di definizione e rimodulazione dei patteggiamenti richiesti, in particolare da due società. In mattinata c’è stato l’ultimo intervento in aula di una delle difese e poi i pm hanno replicato per ribadire la richiesta di processo per Santanchè e altri 16 imputati. La giudice non ha ammesso, perché tardiva, un’ultima memoria depositata dai pm ieri. Dopo la camera di consiglio, la gup ha rinviato a giudizio 17 imputati, tra cui Santanchè e Visibilia srl in liquidazione. Tre i patteggiamenti. La ministra non era presente in aula.
I rinvii a giudizio
Accolte, quindi, le richieste di processo dei pm Marina Gravina e Luigi Luzi. Con Santanchè vanno a processo altri 16 imputati tra cui il compagno Dimitri Kunz, l’ex compagno Canio Giovanni Mazzaro, la sorella Fiorella Garnero, la nipote Silvia Garnero e Antonino Schemoz, amministratore del gruppo dall’agosto 2019 dopo la ministra e poi liquidatore delle società. A giudizio è andata anche Visibilia srl in liquidazioone. La gup Anna Magelli, inoltre, ha dichiarato la prescrizione del reato di false comunicazioni sociali per Visibilia Editore in relazione alle tre annualità 2016-2018 e per Santanchè, Schemoz e un sindaco per il 2017 e il 2018. Hanno invece patteggiato l’ex consigliere di amministrazione Federico Celoria (a 2 anni, pena sospesa, con 5 mila euro di confisca), Visibilia Editore e Visibilia Editrice, rispettivamente a 63.300 euro di sanzione e 15mila euro di confisca e 30mila di sanzione e 10mila di confisca. La giudice ha letto le motivazioni contestuali e se il patteggiamento non viene impugnato entro 15 giorni in Cassazione diventa definitivo. In questo modo potrebbe essere depositato al dibattimento dalla Procura o dalle parti civili, come prova che rafforzerebbe l’ipotesi accusatoria.
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Il legale di Santanchè: “Amaro in bocca”
L’avvocato Nicolò Pelanda, difensore di Santanchè, ha poi spiegato che la ministra “confidava in un esito diverso, ma è una decisione che, se è vero che ci lascia l’amaro in bocca, ci attendevamo”. “È una decisione che ci aspettavamo, che comunque ci lascia dell’amaro in bocca – ha ribadito ancora il difensore – perché proprio nei giorni scorsi avevamo depositato al giudice gli esiti di un vecchio fascicolo che aveva sostanzialmente minato uno dei presupposti che oggi vengono portati dalla Procura a fondamento della necessità di svalutare la voce avviamento e imposte anticipate”. “Oggi – ha aggiunto il legale – si sostiene da parte dei pm che i piani industriali avrebbero contenuto previsioni eccessivamente ottimistiche e da qui la necessità di svalutare, ma nel vecchio procedimento la Guarda di Finanza di Milano e i pm sostenevano, invece, che i piani industriali avevano previsioni addirittura di natura conservativa e per questo avevano chiesto l’archiviazione”. Da qui, “l’amaro in bocca”, ha proseguito, “ma siamo convinti di dimostrare l’estraneità di Santanchè dalle ipotesi che vengono contestate e sarà il dibattimento che lo dimostrerà”.
Le indagini
Sul caso Visibilia le indagini del Nucleo di polizia economico finanziaria della Gdf di Milano hanno evidenziato, secondo l’accusa, presunti bilanci truccati per sette anni, tra il 2016 e il 2022, per nascondere “perdite” milionarie e per permettere al gruppo Visibilia di rimanere in piedi, ingannando gli investitori, e di conseguenza continuare a trarre “profitto” da aziende ancora attive. Una delle contestazioni “chiave” è quella che riguarda l’iscrizione “nell’attivo dello stato patrimoniale”, nei bilanci di Visibilia Editore spa dal 2016 al 2020, dell’avviamento (ossia il valore intrinseco della società) per cifre che vanno dagli oltre 3,8 milioni di euro a circa 3,2 milioni, “senza procedere” alla “integrale svalutazione” già nel dicembre 2016.
Le accuse
Santanchè è imputata per false comunicazioni sociali per i bilanci di Visibilia Editore e di Visibilia srl in liquidazione. Visibilia Editore e Visibilia Editrice sono finite in amministrazione giudiziaria dopo una causa civile intentata da piccoli soci. Nel procedimento penale tre piccoli azionisti, guidati da Giuseppe Zeno, col legale Antonio Piantadosi, sono parti civili. Dalla loro denuncia era partita l’inchiesta. Per la difesa di Santanchè, coi legali Nicolò Pelanda e Salvatore Sanzo, da parte degli allora vertici di Visibilia, tra cui Santanchè, non c’è mai stata “alcuna operazione di maquillage sui bilanci”, non è mai stato “nascosto alcunché”, perché i soci erano sempre “informati sulle perdite”, c’era una “offerta informativa trasparente”. E sulla voce “avviamento”, finita al centro delle accuse, secondo i difensori, la Procura si era già espressa in un fascicolo archiviato, escludendo che la società dovesse essere messa in liquidazione.
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Le reazioni politiche
Dopo il rinvio a giudizio di Santanchè, dalle opposizioni sono subito arrivate le richieste di dimissioni. “Appena una settimana fa Giorgia Meloni diceva di voler aspettare la decisione della magistratura: ora è arrivata. Non può più continuare a far finta di niente. Lei, che quando era all’opposizione chiedeva le dimissioni per molto meno, ora che fa? Cambia idea anche su questo? Il processo farà il suo corso per accertare se è colpevole, ma quando le accuse sono così gravi chi ricopre le più alte cariche istituzionali deve fare un passo indietro. Daniela Santanchè si dimetta. E Giorgia Meloni deve pretendere le sue dimissioni”, ha detto la segretaria del Pd Elly Schlein. Ha chiesto le dimissioni della ministra anche Giuseppe Conte. “Noi insistiamo per le dimissioni immediate della ministra, senza volere anticipare l’esito dei processi penali. È assolutamente indecoroso per le istituzioni di governo che rimanga lì. Meloni, che in passato chiedevi le dimissioni di tutti i ministri per molto meno, oggi che fai, continuerai a fischiettare indifferente? Non avverti neppure adesso un sussulto di dignità che ti spinga finalmente a tutelare l’immagine e l’onore delle istituzioni?”, ha detto il presidente del M5S. E Nicola Fratoianni di Avs: “Chi rappresenta lo Stato non può stare in una condizione del genere. È da oltre un anno che ne chiediamo le dimissioni immediate dal governo Meloni. Su questo abbiamo raccolto oltre 50mila firme di cittadini. È una questione di dignità e rispetto delle Istituzioni. E se Santanchè non ha la sensibilità e la responsabilità di assumere questo gesto a tutela dell’onorabilità dello Stato, tocca alla presidente del Consiglio Meloni assumersi la responsabilità”. Sulla stessa linea Angelo Bonelli, co-portavoce di Europa Verde e parlamentare di AVs: “Daniela Santanchè deve dimettersi subito, la sua permanenza nel governo è ormai inaccettabile, uno scandalo. Può Santanchè ricoprire cariche pubbliche nonostante le numerose inchieste che la coinvolgono? Per onore e dignità delle istituzioni dovrebbe essere la premier Meloni a chiederne le dimissioni”.
Gli altri procedimenti
Come detto, quello che si aprirà a Milano è il primo processo che la senatrice dovrà affrontare in qualità di imprenditrice. Il 29 gennaio, intanto, la Cassazione dovrà decidere sulla competenza tra Milano o Roma sul caso in cui Santanchè con altri risponde di truffa aggravata ai danni dell’Inps per la vicenda della cassa integrazione in Visibilia nel periodo Covid. In più, la ministra è anche indagata per bancarotta dopo il fallimento di Ki Group srl, società della galassia del bio-food un tempo guidata dalla senatrice. Liquidazione giudiziale che, a dicembre, ha riguardato anche Bioera, altra società del gruppo, e dunque anche in questo caso ci sono profili di bancarotta al vaglio.
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