Caccia sospesa, arriva la delibera della Regione

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Caccia sospesa in Umbria, a turdidi e beccacce. Fine della telenovela d’inverno. O forse no, perché è trapelata la notizia che la sospensione servirebbe ad approfondire la questione, secondo quanto riferito ad alcuni rappresentanti delle associazioni venatorie (e quanto scritto nel documento istruttorio, con quel “in attesa di ulteriori approfondimenti” che non è stato messo in delibera). Associazioni venatorie che comunque sono pronte ad impugnare la sospensione innanzi a quel Tar che aveva dato loro ragione, prima dei nuovi pronunciamenti del Consiglio di Stato che hanno accolto invece l’istanza cautelare presentata nel ricorso dalle associazioni ambientaliste.

La delibera della Regione

Dopo la laconica nota di giovedì sera, con la quale la Regione informava con un giorno di ritardo del nuovo pronunciamento del Consiglio di Stato in sede collegiale, venerdì in Giunta è stata approvata la delibera, su proposta dell’assessore Simona Meloni (che ha la delega sulla Caccia) in cui si decide di “sospendere in attuazione dell’Ordinanza del Consiglio di Stato n. 163/2025, a decorrere dall’adozione del presente atto, l’attività venatoria alle seguenti specie: tordo bottaccio, cesena, tordo sassello e beccaccia; di dare ampia diffusione delle disposizioni assunte con il presente atto; di dare atto che il presente provvedimento è soggetto alla pubblicazione nel Bollettino Ufficiale della Regione Umbria“.

Il caos di giovedì e venerdì

Un provvedimento che mette un punto – anche se forse non definitivo – a questa vicenda, che ha gettato i cacciatori umbri nell’incertezza, soprattutto negli ultimi due giorni.

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Da quando cioè, dopo la seduta del 14 gennaio, il Consiglio di Stato ha confermato la sospensione cautelare del prelievo alle specie turdidi e beccaccia che era stata decretata, in attesa della discussione di merito, dal presidente dell’appello amministrativo.

Stop alla caccia, secondo gli ambientalisti, che vedevano un’ulteriore conferma alle critiche mosse al Calendario venatorio umbro nelle parti difformi al parere di Ispra. Inviando alla Regione, tramite l’avvocato Andrea Filippini, estensore del ricorso, una diffida ad adempiere quanto richiesto dal collegio dei giudici amministrativi.

Non cambia nulla, la replica immediata delle associazioni venatorie, che evidenziavano come si trattava di una conferma della sospensiva e non di una sentenza di merito. E che quindi, in virtù dell’emendamento all’art. 18 della legge 157/92 approvata in Finanziaria, si potevano continuare a cacciare queste specie sulla base del Calendario venatorio dello scorso anno, in cui erano indicate le stesse date.

La nota della Regione

Giovedì molti cacciatori, forti del parere dei legali delle proprie associazioni, hanno continuato a cacciare. Poi, in serata, è arrivata la nota della Regione, che comunicava il nuovo pronunciamento del Consiglio di Stato, senza tuttavia indicare chiaramente – come già avvenuto ad inizio gennaio – cosa questo significasse concretamente ai fini dell’esercizio venatorio.

Un po’ come era successo, ma stavolta a parti invertite tra cacciatori e ambientalisti, quando la Regione, con una nota tecnica, dava atto dell’approvazione del famoso emendamento in Finanziaria. Solo che in quel caso, trattandosi di una legge nazionale – pur controversa e discussa – la norma era immediatamente applicabile.

Nel caso del pronunciamento del Consiglio di Stato, l’unico modo per eliminare rapidamente il dubbio se l’intimazione dei giudizi amministrativi fosse superata o meno dall’emendamento in questione era quella di un nuovo atto amministrativo, soprattutto in caso di sospensione.

Questione di tempo

C’è anche chi ha suggerito di prendere tempo per approfondire la vicenda ad una Giunta presa tra due fuochi: da una parte la diffida degli ambientalisti; dall’altra la prospettiva, avanzata dalle associazioni venatorie, di una richiesta di danni.

Le lettere delle associazioni venatorie

Che il pronunciamento del Consiglio di Stato fosse la conferma di una sospensiva e quindi superata dalla nuova formulazione dell’art. 18 della legge 157/92 lo hanno ricordato, nelle missive indirizzate all’assessore Simona Meloni e agli uffici, sia l’avvocato Marzio Vaccari (per conto di Libera Caccia, Enalcaccia e Cpa), sia il presidente nazionale di Federcaccia, Massimo Buconi.

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In particolare Buconi lamentava l’ambiguità dell’informativa pubblicata giovedì sul proprio sito dalla Regione, che sembrava accogliere automaticamente la nuova sospensiva del Consiglio di Stato, ricordando come invece l’attività venatoria fosse ancora aperta, appunto in virtù dell’emendamento in Finanziaria. Chiedendo quindi di integrare la nota stessa, che altrimenti poteva trarre in inganno i cacciatori.

In difetto di tale doverosa integrazione informativa – si leggeva ancora nella diffida di Buconi – potrebbe configurarsi la responsabilità civile ed erariale del Rup (responsabile unico del procedimento, ndr) e del dirigente con conseguente richiesta di risarcimento dei danni procurati a tutto ‘l’indotto caccia’.

L’atto politico e la motivazione

Alla fine è stato deciso di portare in Giunta, nella seduta di venerdì, la bozza di delibera elaborata dall’ufficio competente, la cui indicazione tecnica – seguita poi dall’assessore Meloni – è stata quella di decretare lo stop.

Nell’atto istruttorio preparato dagli uffici viene spiegato, appunto, che l’ultima ordinanza del Consiglio di Stato (n. 163/2025 del 15/01/2025) è la conferma della “sospensiva pur prendendo atto della sopracitata modifica normativa intervenuta con L. n. 207/2024“.

A fronte dell’ultimo pronunciamento del Consiglio di Stato e tenuta in prioritaria considerazione, nella
valutazione degli interessi pubblici in gioco, la valenza ambientale della disciplina
– la motivazione dello stop – si ritiene di dovere dare seguito a quanto disposto con l’Ordinanza n. 163/2025, sospendendo, in attesa di ulteriori approfondimenti, l’attività venatoria alle seguenti specie: tordo bottaccio, cesena, tordo sassello e beccaccia a decorrere dall’adozione del presente atto“.

Il primo atto politico dell’amministrazione Proietti sulla caccia, pur a fronte di un Calendario venatorio che è quello approvato dalla Giunta Tesei.

I cacciatori preparano i ricorsi

Le associazioni venatorie già annunciano il ricorso al Tar. Questa volta nei confronti di una delibera che di fatto, evidenziano, smentisce quanto sostenuto dalla stessa Regione innanzi al Consiglio di Stato.

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Nel frattempo però – e questa è una delle poche certezze in questa brutta pagina per l’attività venatoria in Umbria, da qualunque parte la si guardi – non si potranno cacciare le specie tordo bottaccio, cesena, tordo sassello e beccaccia.





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