L’ex ministro: «Con “Primavera” ripartiamo dal basso. Costruiamo un soggetto politico, vogliamo ridare alle persone la speranza di un’Italia diversa da quella che vuole Meloni»
Vincenzo Spadafora lei è stato parlamentare, ministro, sottosegretario alla presidenza del Consiglio e adesso sta per lanciare «Primavera», che cos’é?
«È un’associazione, la presentiamo a Roma il 25 gennaio, sabato. Però usiamo il plurale: stiamo lanciando».
Lei e chi?
«Siamo in tanti, sempre di più. Una catena di persone che ha cominciato a formarsi due anni fa e si è allargata, giorno dopo giorno. È partita dai territori, entrando nelle città, nei paesi, nei teatri, persino nelle case. Un percorso costruito tutto dal basso».
Come il percorso del Movimento Cinque Stelle? Il Movimento che ha portato lei in Parlamento?
«In comune le due esperienze hanno sicuramente la partecipazione, la mobilitazione dei cittadini. Ma poi tutto il resto è profondamente diverso».
In che cosa?
«Per noi di “Primavera” uno non vale uno».
E cosa vale allora?
«La competenza e l’esperienza di chi opera sui territori, anche di tanti eletti civici. Il M5S ha messo insieme persone con l’unico criterio di essere deluse dalla politica. “Primavera” aggrega persone che stanno già dimostrando di sapere fare e hanno le idee chiare su dove collocarsi».
Dove vogliono stare?
«Nell’area del centrosinistra, decisamente contro questo governo di destra destra».
Centrosinistra? O invece centro?
«Usciamo fuori dall’equivoco del centro. Qui non parliamo di federare quel che rimane dei partiti di Calenda o di Renzi. Qui bisogna piuttosto federare quegli elettori che loro non rappresentano più; un’area di persone con la consapevolezza della gravità della situazione che stiamo vivendo. Scelgono una partecipazione attiva sul territorio, non cercano etichette».
Cosa stiamo vivendo di grave secondo lei?
«Tutto. Noi vogliamo ridare alle persone la speranza di un’Italia diversa da quella che vuole Meloni. La speranza siamo noi, come ha detto il presidente Mattarella nel discorso di fine anno. Condividiamo nel profondo».
Sì, ma che cosa è senza speranza adesso in Italia?
«I bisogni sociali sono gli ultimi dei problemi di questo governo. Pensano all’Autonomia differenziata ma non garantiscono i livelli essenziali di prestazioni per tutti. Fanno i centri in Albania ma non si occupano di avviare un serio piano di formazione per i migranti che servono alle nostre imprese. Indispensabile per la loro integrazione. Potrei continuare a lungo, mi fermo alla questione sicurezza, un tema sacrosanto che invece viene usato soltanto in maniera strumentale per alimentare odio e conflitti sociali».
Va bene: ma nella pratica «Primavera» dove vuole andare a parare?
«Vogliamo costruire un soggetto politico che sia di supporto alla realizzazione concreta di un’alternativa alla destra destra. Un’alternativa che oggi sembra impossibile da costruire».
Quindi un soggetto che si unisca al campo largo?
«Usciamo da un altro equivoco. Bisogna ribaltare il punto di vista».
Cioè?
«Tutti stanno cercando di dare una mano al centrosinistra spostando pezzi di classe dirigente. Federando pezzi di partiti».
E invece?
«Bisogna invece federare gli elettori delusi, quelli che in altri tempi avrebbero ravvivato le sedi del Pd, frequentato i met up o che hanno addirittura votato a destra».
Sono in tanti a voler recuperare il voto dei cittadini delusi del centrosinistra. Il prossimo sabato ci saranno due convegni uno a Milano e l’altro a Orvieto che insistono sui suoi stessi concetti.
«Non sono gli stessi concetti. La differenza è molta ed è quella che ho appena detto. Federare gli elettori non è uno slogan, è un lavoro sul territorio faticoso e complesso. In quei due convegni ci sono invece tanti nomi noti della politica, alcuni dei quali stanno cercando solo di riposizionarsi, di trovare nuovi spazi nei partiti».
***** l’articolo pubblicato è ritenuto affidabile e di qualità*****
Visita il sito e gli articoli pubblicati cliccando sul seguente link