Sono migliaia gli insegnanti che da ottobre non ricevono alcuna retribuzione. Ma il Ministero assicura: «Entro il 18 gennaio pagheremo tutti». Cosa sta succedendo
«Dalla Campania, mi sono trasferito in Friuli Venezia Giulia per una supplenza, iniziata a ottobre. Ora ho due affitti da pagare, uno al Sud e uno al Nord. Ma per mesi il ministero non mi ha mandato lo stipendio». È la storia di Nicola (nome di fantasia, ndr), docente di economia alle scuole superiori, solo uno dei migliaia di insegnanti precari che da ottobre non ricevono alcuna retribuzione. Problema che assume proporzioni sempre più significative, e che ha scatenato l’indignazione dei sindacati. «È vergognoso e inaccettabile quanto si sta perpetuando ai danni dei docenti precari che dal mese di ottobre non hanno ancora visto accreditarsi lo stipendio», ha denunciato la Gilda degli insegnanti. «Una situazione drammatica, uno scenario solo italiano, che ignora i bisogni del comparto docente».
Troppi supplenti, pochi fondi e tanta burocrazia: le cause
I docenti puntano il dito contro il continuo rimpallo di responsabilità tra scuole e ministeri, ma le cause vanno rintracciate, da un lato, nel sistema di pagamento del Ministero dell’Economia e delle Finanze (Mef) , dall’altro, in una burocrazia lenta e macchinosa che paralizza i processi. In passato, erano le scuole a gestire direttamente il pagamento dei supplenti, ma qualche anno fa tutto è stato centralizzato al Mef con un sistema informatico ad hoc. «Questo cambiamento ha creato molti disagi. Il problema principale è che il Mef trasferisce i fondi alle scuole solo quando sono disponibili, generando ritardi quando i soldi non sono sufficienti rispetto al numero dei supplenti da pagare», spiega Carlo Castellana, coordinatore nazionale del sindacato Gilda, a Open.
Gli effetti collaterali dei concorsi Pnrr
E quest’anno, il budget destinato ai supplenti è stato superato, anche a causa delle scelte legate ai concorsi Pnrr per la scuola. «Circa 50mila posti per docenti di ruolo sono stati messi in stand by, in attesa dell’arrivo dei vincitori dei concorsi. Arrivo che, però, è stato diluito nel tempo e che deve ancora terminare. Di conseguenza, le scuole hanno dovuto ricorrere a un numero maggiore di supplenze brevi per coprire i posti vacanti, senza però un adeguato aumento delle risorse disponibili. Questo ha causato ritardi nei pagamenti», spiega Castellana.
Il labirinto della burocrazia scolastica
A complicare la situazione, si aggiunge il macchinoso sistema burocratico. «Le scuole devono autorizzare ogni mese al Mef il pagamento dello stipendio per ciascun supplente, anche se è già chiaro per quanti mesi il docente lavorerà e, di conseguenza, per quanti mesi dovrà essere retribuito. Basta un piccolo errore in questa procedura per bloccare il pagamento al docente», continua Castellana. Inoltre, le stesse ragionerie provinciali e regionali, responsabili dell’elaborazione dei contratti, a volte possono causare ulteriori ritardi: «Anche uno o due giorni di slittamento nella loro lavorazione possono far slittare lo stipendio al mese successivo».
Le storie dei supplenti senza stipendio
«Per la casa in Friuli, ho dato un anticipo di circa 2mila euro, senza contare tutte le altre spese quotidiane», prosegue il racconto di Nicola a Open. A fine dicembre, ha finalmente ricevuto lo stipendio di ottobre e novembre, ma della tredicesima e dello stipendio di dicembre, ancora nessuna traccia. E la sua compagna è nella stessa situazione. «Insegno lettere alle scuole superiori e faccio supplenze da anni. A novembre ho lavorato, ma non ho mai visto un euro», dice lei. Le storie dei precari che non hanno ricevuto lo stipendio sono tante, tutte simili ma uniche nelle loro difficoltà. Paola, giovane insegnante di sostegno a Bergamo, ha iniziato a lavorare a ottobre e, ad oggi, continua a insegnare senza essere pagata, salvo per una retribuzione parziale: «A ottobre ho ricevuto un primo cedolino da 300 euro per qualche giorno di lavoro, ma da allora più nulla. Né per novembre, né per dicembre. Non è facile, ma vado avanti. Sono fortunata: vivo con i miei genitori, quindi non ho le spese di chi vive da solo, ma questo mi impedisce di pensare a una convivenza tutta mia. E la frustrazione è tanta».
«Ho un figlio di 12 anni e sono senza stipendio»
Il malcontento è palpabile. Francesca, insegnante di scienze umane in due licei di Udine, si trova ad affrontare lo stesso problema: «Da ottobre non ho ricevuto neanche un centesimo. Ho un figlio di 12 anni e sono riuscita a coprire tutte le spese quotidiane solo con i soldi che avevo messo da parte. È una situazione al limite, anche dal punto di vista emotivo», racconta. «Non ricevere nulla dopo tre mesi di lavoro è dura. E nel frattempo il ministero non ha fatto nulla per colmare il vuoto». La frustrazione cresce e la passione per il proprio lavoro è continuamente messa a dura prova: «Continuiamo a lavorare senza retribuzione. Ma cosa ci spinge a farlo? Forse la speranza che le cose cambino», riflette Paola.
«2 settimane pagate su 4 mesi di lavoro»
Il pasticcio riguarda scuole di ogni ordine e grado in tutta Italia. Irene, insegnante alle scuole medie, racconta: «Ho lavorato da ottobre a dicembre come supplente. A metà gennaio, ho ricevuto solo lo stipendio per le prime due settimane di ottobre. Due settimane di paga per quattro mesi di lavoro. Poi il nulla». A complicare ulteriormente le cose, spiega, c’è una pratica comune nel mondo della scuola che la prof definisce – senza mezzi termini – «un abominio»: «Mi hanno interrotto il contratto il 20 dicembre, non perché la professoressa fosse rientrata, ma perché durante le vacanze di Natale i supplenti non vengono pagati. Poi, a fine dicembre, sarei dovuta rientrare, ma sono stata chiamata come supplente nelle graduatorie provinciali. E in quel caso non puoi rinunciare, altrimenti scendi in graduatoria».
L’annuncio del ministero: «Entro il 18 gennaio pagheremo tutti»
In risposta alle numerose proteste di insegnanti e sindacati, il ministero ha elaborato un pagamento straordinario e ha finalmente annunciato una data: il 18 gennaio saranno garantiti gli stipendi arretrati. «Grazie alle modifiche di bilancio effettuate dal Mim tra settembre e novembre 2024, siamo riusciti a coprire i ratei contrattuali per il personale con incarichi di supplenza breve e saltuaria, inseriti e autorizzati dalle scuole», ha dichiarato Jacopo Greco, Capo Dipartimento per le risorse, l’organizzazione e l’innovazione digitale del Mim. Tuttavia, ci tiene a precisare, «si tratta di un fenomeno di dimensioni molto più contenute rispetto a quanto accaduto negli ultimi dieci anni». Risposta che il sindacato Gilda mal digerisce: «Stiamo parlando di un problema enorme e insostenibile per gli insegnanti. Il ministero deve assicurarsi che neanche un solo docente finisca in questa situazione, altrimenti si rischia di minimizzare la gravità del problema». Tra i precari, intanto, si respira un clima di forte frustrazione per aver dedicato mesi di lavoro senza alcuna retribuzione, intrappolati tra burocrazia e ritardi. Come sottolinea una delle docenti precarie: «Amo il mio lavoro, ma non so fino a quanto la passione supererà la frustrazione e la necessità».
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