L’annuncio del ministro dell’Istruzione Giuseppe Valditara sulle nuove Indicazioni nazionali ha scatenato i commenti degli esperti ma anche le curiosità di maestri e professori. E se pedagogisti come Daniele Novara e Franco Lorenzoni così come scrittori insegnanti come Eraldo Affinati e Marco Lodoli bocciano la “riforma” dei programmi così come illustrata dal governo di destra, i docenti non si accontentano di avere degli slogan: Bibbia, epica, latino alle medie, più storia e più geografia alle superiori.
Ciò che è chiaro a IlFattoQuotidiano.it, dalle indiscrezioni raccolte ai piani alti di viale Trastevere, è che i brani del vecchio e nuovo Testamento non saranno più affidati al solo insegnante di religione ma saranno “materiale” adoperato, fin dalla primaria, dai maestri di storia e di italiano per “comprendere i valori della società in cui viviamo” e “per fare in modo che anche i ragazzi migranti siano consapevoli del contesto in cui sono arrivati”. Così l’epica: nelle Indicazioni, brani come quelli dell’Iliade e dell’Odissea saranno strumenti di lavoro già nei primi anni dell’infanzia per parlare di viaggi, di sogni.
La relazione della pedagogista Loredana Perla, coordinatrice della commissione a cui il ministro ha affidato il compito di rivedere le indicazioni, è per ora top secret e pare che non entri nei dettagli curricolari: da nessuna parte c’è scritto quante ore si dovranno fare di epica o di Bibbia. “Pare ovvio”, dicono al ministero. Sul latino, invece, si sa che sarà introdotto in seconda e terza media per un’ora alla settimana ma non avrà nessuna ambizione di arrivare a far tradurre Cicerone ai ragazzi. Non ben definita ancora nemmeno la scissione tra geografia e storia anche se si parla di due ore per ciascuna disciplina almeno nei licei.
Anticipazioni che non trovano il favore di chi la scuola la conosce bene. Franco Lorenzoni, maestro con una laurea magistrale honoris causa in scienze della formazione primaria alla “Bicocca”, è stato membro del Comitato scientifico (presieduto da Marco Rossi Doria) che ha steso le Indicazioni del 2012 abolendo per sempre il “programma”. Un lavoro – fa notare Lorenzoni – di sei anni rispetto all’iter messo in piedi ora: era il 18 marzo scorso, infatti, quando Valditara nominava Perla coordinatrice della commissione di revisione delle Indicazioni. In un anno (il 31 marzo prossimo il ministro vorrebbe pubblicarle), stavolta, si è fatto tutto. “E’ una buffonata ideologica. Galli della Loggia, membro del nuovo tavolo così come la professoressa Perla, non fanno parte del mondo della scuola: i risultati si vedono. Il latino alla medie per un’ora non ha nessun senso: forse si vogliono costringere i preadolescenti a fare il classico? Mettere al centro la storia dell’Occidente, oggi, è assurdo: una narrazione fatta in quel modo non ci aiuta a capire ciò che sta accadendo nel pianeta”. Lorenzoni se la prende con Valditara per gli annunci fatti: “Mai nessun ministro ci ha detto cosa far leggere”.
Non ha peli sulla lingua nemmeno il pedagogista Daniele Novara che boccia totalmente il ritorno del latino: “Nel futuro dobbiamo affrontare un mondo dove si parlano delle lingue vive e vegete. Dare la gestione della scuola ai latinisti è come dare quella di un ospedale solo agli otorinolaringoiatri. Nel nostro Paese c’è un deficit sull’inglese. Non te ne fai nulla del latino e per lavorare sulla lingua italiana non serve il vocabolario IL”. Novara riprende una questione sottolineata da Lorenzoni: “Dove sta scritto che un ministro e una commissione entri così nel merito al punto da suggerire le letture da fare a scuola: la libertà d’insegnamento dov’è?”. Il pedagogista piacentino non ha problemi a definire la commissione presieduta da Perla solo “politica”.
Più cauto ma altrettanto perplesso il professore e scrittore Eraldo Affinati, fondatore delle scuole “Penny Wirton” per migranti: “Nel regime dell’autonomia scolastica molte indicazioni annunciate da Valditara sono già operative, basti pensare al latino o all’epica. Vorrei che questo dibattito si spostasse sulla didattica, sul modo d’insegnare. La Bibbia è il ‘libro dei libri’: ben venga ma dipende come la si usa con i bambini”.
Affinati pur essendo del parere che serva dare più spazio alla geografia non vede di buon occhio l’abolizione della “geostoria”: “Ho appena concluso un incontro con dei ragazzi delle medie che sono venuti alla Penny Wirton a Roma – racconta a ilfatto.it – . Una di loro si è seduta accanto a un mio alunno e ha iniziato a fargli domande sul suo Paese d’origine guardando il mappamondo. Questa è geopolitica”.
Tra i più critici sul latino c’è anche lo scrittore e professore Marco Lodoli che interpellato dice: “Un’ora la settimana mi pare inutile, è necessario studiare più a fondo la sintassi e la grammatica italiana, aggiungerei due ore di grammatica al posto del latino”. Via libera, invece, all’avvicinamento alla Bibbia: “E’ sorprendente come oggi i ragazzi non conoscano più nemmeno il significato simbolico e linguistico di parabole come quella dei talenti o del figliol prodigo. Da lì vengono molti modi di dire usati in italiano”.
A promuovere Valditara ci pensa, invece, Massimo Gramellini dalle pagine del Corriere della Sera: “Non c’è nulla di male nel far studiare la Bibbia e la storia dell’Occidente fin dalle elementari, o nel reinserire un’ora facoltativa di latino alle medie, come annunciato dal ministro dell’Istruzione. Un albero non cresce senza le radici — le nostre sono Omero e la Bibbia — ed è importante saper distinguere Alessandro Magno da Carlo Magno, altrimenti si sarà indotti a pensare che sia tutto un magna-magna”. Con lui anche lo storico Luciano Canfora che alla Stampa ha spiegato: “Il latino serve, come scriveva Antonio Gramsci nei Quaderni del carcere, per imparare a studiare. E’ una stupidaggine considerarlo di destra”.
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Nella foto in alto | Da sinistra Affinati, Novara e Lorenzoni
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