Il caso Zaia apre una crepa nella maggioranza

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Inizialmente si parlava di “grana De Luca” per il centrosinistra, ora si parla anche di “grana Zaia” per il centrodestra. La diatriba sul terzo mandato rischia di spaccare o quanto meno di logorare i due schieramenti perché l’appuntamento con le elezioni in alcune importanti regioni come Campania e Veneto, previsto per il prossimo autunno, sta facendo emergere le contraddizioni finora latenti nelle due coalizioni.


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Il governo, ai sensi dell’articolo 127 della Costituzione, ha deciso di impugnare di fronte alla Corte Costituzionale la legge della Campania del novembre scorso che consente al governatore in carica Vincenzo De Luca di ricandidarsi per un terzo mandato, poiché fa decorrere il computo dei mandati «da quello in corso di espletamento alla data di entrata in vigore della presente legge», dunque non tenendo conto del primo mandato svolto da De luca tra il 2015 e il 2020. L’esecutivo ritiene dunque incostituzionale quella legge perché andrebbe oltre le competenze regionali.


Ma la questione è in realtà tutta politica. Fratelli d’Italia ha preso questa decisione non tanto perché vuole stoppare il terzo mandato di De Luca, ma perché vuole frenare le analoghe ambizioni dei governatori leghisti, a cominciare da Luca Zaia in Veneto, il primo in scadenza, e vuole imporre suoi candidati alla guida delle regioni del nord, per lanciare l’Opa sul regno leghista.


Va ricordato che Zaia in Veneto è già al terzo mandato mentre Attilio Fontana in Lombardia (scadenza 2027) e Massimiliano Fedriga in Friuli Venezia Giulia (scadenza 2028) sono tutti presidenti al secondo mandato, quindi non potrebbero ricandidarsi.


Ed è stato proprio Zaia nei giorni scorsi a uscire allo scoperto e a lanciare un ultimatum a Fratelli d’Italia: «È inaccettabile che si blocchino i mandati ad amministratori eletti dal popolo perché si creano centri di potere, è inaccettabile che la lezione venga da bocche sfamate da 30 anni dal Parlamento. Per la proprietà transitiva dai degli idioti a cittadini elettori, che mandano a casa miei colleghi dopo un primo mandato».


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Il governatore ha anche definito il terzo mandato “un’anomalia”, visto che il vincolo di due mandati vige solo per i sindaci di città con 15mila abitanti e per alcuni governatori. Ci sono le Province autonome e le Regioni a statuto speciale che possono definire la loro legge elettorale in maniera diversa. In effetti è discutibile il fatto che sindaci e presidenti di regione, vicini alle esigenze dei cittadini e profondi conoscitori dei territori, debbano buttare a mare le competenze acquisite dopo 10 anni, mentre parlamentari, ministri, consiglieri e assessori regionali possono fare i politici di professione e vivere tutta la vita in Parlamento o al governo o nelle assemblee regionali e comunali.


«Se quelli di Fratelli d’Italia reclamano la regione è legittimo, ma allora, se ci diranno che non abbiamo amministrato bene, le strade si separano», ha aggiunto Zaia, per il quale negli ambienti del centrodestra si fanno anche altre ipotesi, da quella di candidarlo a sindaco di Venezia a quella di farlo rientrare come ministro in un ipotetico rimpasto di governo, senza escludere per lui la presidenza del Coni o di una importante società partecipata.


E ieri è stato Maurizio Gasparri, capogruppo di Forza Italia al Senato a replicare con sarcasmo a Zaia: «Troveremo un modo di sfamare Zaia che ha fatto l’amministratore locale, il ministro, lo sfameremo». «Non accettiamo lezioni da Forza Italia e da Maurizio Gasparri. Noi della Lega, in Veneto sappiamo come ci dobbiamo muovere», ha ribattuto Luciano Sandonà, leghista veneto.


Ma è chiaro che se Fratelli d’Italia dovesse cedere sul Veneto, concedendo una deroga a Zaia, lo scontro dentro il centrodestra si sposterebbe sulla Lombardia, che rappresenta il boccone più prelibato di tutti per il partito della Meloni. La Lega, dopo due mandati di Fontana, potrebbe puntare su Massimiliano Romeo, da poco eletto segretario della Lega Lombarda, ma i meloniani certamente vorranno imporre un loro uomo.

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Il tema è che il Carroccio stesso rischia la deflagrazione se dovesse perdere la partita dei governatori con Fratelli d’Italia. In ballo c’è la leadership di Matteo Salvini. Di certo i governatori uscenti non gli perdonerebbero la rinuncia alla guida delle principali regioni del nord. In queste ore, però, pare che la partita per il terzo mandato si incroci con altri dossier aperti, da quello Rai, con la problematica elezione di Simona Agnes alla presidenza Rai, a quello per la nomina dei 4 giudici costituzionali mancanti.


Analoghe fibrillazioni nel centrosinistra, dove l’ostinazione di De Luca a volersi ricandidare per la terza volta disattendendo le esplicite indicazioni di Elly Schlein e dei vertici del Pd potrebbe favorire il centrodestra che lì si presenterà certamente compatto e con un candidato unitario. Mancano dieci mesi alle sfide regionali e dunque le schermaglie dentro gli schieramenti sono solo agli inizi. Ne vedremo delle belle.


 

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