Transizione 5.0, viva le semplificazioni ma quest’anno bisogna accelerare

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La Legge di bilancio 2025 ha introdotto importanti semplificazioni al Piano Transizione 5.0: tuttavia, i tempi per realizzare le nuove misure non sono ancora stati definiti. Per crescere, con l’anno nuovo serve accelerare.

Va precisato che i ritardi nell’implementazione del piano Transizione 5.0 hanno già portato a conseguenze: per esempio, la drastica contrazione della domanda di macchinari e beni strumentali registrata alla fine dello scorso anno, che secondo le stime prodotte a dicembre da Federmacchine è stata di circa 5 miliardi di euro, equivalenti a una diminuzione di 17,4%, rispetto ai volumi del 2023.

L’acquisto di macchinari ha così fatto un balzo indietro di cinque anni, attestandosi al di sotto dei livelli del 2019. Un calo che, a detto degli esperti del settore, si è verificato non soltanto per il permanere di elevati tassi di interesse, che certamente hanno penalizzato l’investimento in beni strumentali, ma anche per la lunga attesa che ha accompagnato l’entrata a regime di Transizione 5.0.

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I motivi dei ritardi

Ritardi che il Ministero tende ad attribuire alla carenza di approccio strategico delle nostre imprese, che faticherebbero nel programmare e gestire gli investimenti a medio/lungo termine. Ma che ad onor del vero riguardano senza dubbio anche i tempi di attuazione della misura, oltre che la complessità delle procedure previste per ottenere le agevolazioni. Il clima di incertezza provocato dal forte ritardo nell’approvazione dei decreti attuativi ha rappresentato un grave ostacolo per gli imprenditori, costringendoli a far slittare più in là nel tempo i loro programmi di investimento.

Complessivamente le risorse sulla transizione digitale ed ecologica delle imprese di certo non mancano. Non si deve poi dimenticare che alla transizione digitale si riconnette anche Transizione 4.0, con 6,4 miliardi stanziati in ambito esclusivamente nazionale. E a questo punto ci si attende dal governo l’introduzione di un meccanismo di anticipazioni e conguagli simile a quello messo in atto ai tempi del superammortamento, in modo tale da consentire agli investimenti già avviati nell’ambito di Transizione 4.0 di arricchirsi e potenziarsi senza soluzione di continuità attraverso l’integrazione con Transizione 5.0.

Transizione 5.0, cosa ci aspetta

La versione definitiva della Legge di Bilancio 2025 ha peraltro ovviato al principale limite che il rifinanziamento di Transizione 5.0 presentava nella sua prima stesura approdata in Parlamento, reperendo finalmente le risorse necessarie al sostegno del Piano nei conti dello Stato, ossia al di fuori del PNRR. Considerando le misure a sostegno delle imprese impegnate nella transizione digitale ed ecologica adottate dai più avanzati paesi europei ci si rende infatti conto di come prevalgano un po’ ovunque le agevolazioni fiscali e di quanto i provvedimenti più efficaci siano quelli strutturali, caratterizzati da lunga durata e accompagnati da procedure di accesso rapide e semplificate. All’interno di questo panorama, l’Italia già si distingue per uno strumento fra i migliori per quanto riguarda gli incentivi fiscali a sostegno della digitalizzazione delle imprese (Transizione 4.0) e di una buon meccanismo di credito di imposta per quanto riguarda la sostenibilità ambientale (Transizione 5.0). Anche se, a differenza di quanto avviene negli altri paesi, fino allo scorso anno si trattava ancora di misure prive di una valenza strutturale.

Le stesse risorse destinate a finanziare Transizione 5.0 nella prima stesura della Legge di Bilancio erano derivate dal PNRR. Un aspetto che presentava diverse criticità. Anzitutto, perché la dipendenza delle risorse dal rispetto delle condizionalità europee impediva di dare certezze all’attuazione del Piano. Sappiamo che l’Italia sta incontrando difficoltà nell’implementazione dei progetti collegati ad alcune componenti e missioni del PNRR e questo aspetto avrebbe potuto rappresentare una sorta di Spada di Damocle sulla testa delle imprese che si avvantaggiano delle agevolazioni previste da Transizione 5.0, che non potevano essere sicure del puntuale riconoscimento degli sgravi. In secondo luogo, e non di minore importanza, perché l’afflusso dei finanziamenti garantiti dal PNRR dovrebbe concludersi (salvo deroghe dell’ultim’ora) nel 2026, mentre viceversa una politica di supporto alla transizione digitale ed ecologica deve darsi un orizzonte temporale in grado di andare ben oltre quella scadenza. Il governo ha però compreso che questi vincoli rischiavano di pregiudicare l’efficacia di Transizione 5.0 e ha saggiamente deciso di slegare il Piano dalle sorti del Recovery Fund.

Nella Legge di Bilancio 2025 Transizione 5.0 occupa uno spazio importante e nella versione approvata in via definitiva dal Parlamento sembra presentare anche quei presupposti indispensabili per conseguire la continuità nel medio-lungo periodo necessaria a dare efficacia a misure di questo tipo.

Accesso alle agevolazioni, verso la svolta

Un giudizio complessivamente positivo merita non soltanto la conferma delle risorse – e, in particolare, il loro appostamento stabile all’interno dei conti dello Stato – ma anche il perfezionamento dei meccanismi previsti per la concessione delle agevolazioni. È prevista una rimodulazione delle aliquote del credito d’imposta per l’acquisto di beni strumentali finalizzati all’efficientamento energetico, con l’introduzione di un’aliquota unica per investimenti fino a 10 milioni di euro. Per investimenti compresi tra 2,5 e 10 milioni di euro, l’aliquota viene elevata al 35%. E sotto determinate condizioni può arrivare anche al 45%.

Le novità introdotte dalla Legge di bilancio

Per gli investimenti superiori ai 10 milioni ed entro il limite dei 50 milioni annui, il credito di imposta è invece del 5%, potendo al massimo raggiungere il 15% del costo sostenuto. Maggiorato anche il credito di imposta per l’acquisto di impianti fotovoltaici prodotti in Europa, che potrà arrivare fino a un massimo di 67,5%. È poi da apprezzare che il credito di imposta possa essere cumulato con altre agevolazioni nazionali e soprattutto europee, inclusi gli incentivi per investimenti nelle Zone Economiche Speciali (ZES) e nelle Zone Logistiche Semplificate (ZLS), in modo tale da assicurare continuità al passaggio da Transizione 4.0 a Transizione 5.0, oltre che dalla versione di Transizione 5.0 dello scorso a quella corrente. Anche se occorre ricordare che le norme europee limitano la cumulabilità fra diversi aiuti di Stato. È infine prevista anche la proroga dei termini di completamento degli investimenti, da dicembre 2025 a giugno 2026, a patto che il relativo ordine sia avvenuto entro il 31 dicembre e siano stati effettuati acconti nella misura di almeno il 20 per cento della commessa.

Importanti novità vi sono anche rispetto alla semplificazione del calcolo dei consumi energetici, dove viene introdotto un automatismo nel riconoscimento del risparmio minimo per specifici investimenti, come la sostituzione di beni materiali obsoleti con nuovi beni tecnologicamente più avanzati e l’implementazione di progetti tramite società di servizi energetici (ESCo) con contratti di rendimento energetico (EPC). In particolare, viene agevolata la sostituzione di macchinari obsoleti già interamente ammortizzati da almeno 24 mesi, considerando la soglia minima richiesta di efficienza energetica (3% per strutture e 5% per processi) già automaticamente raggiunta. E gli interventi di efficientamento energetico condotti attraverso le ESCo (Energy Service Company) beneficeranno direttamente del credito di imposta.

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Ulteriori misure a favore della transizione digitale sono infine la riduzione dell’aliquota dell’imposta sui redditi societari dal 24% al 20% per il 2025, la cosiddetta IRES premiale, un’ agevolazione destinata alle imprese che accantonano almeno il 30% degli utili, riservandoli a investimenti in beni strumentali legati a Transizione 4.0 e 5.0. E lo stanziamento di 500 milioni di euro del Ministero delle Imprese e del Made in Italy per i contratti di sviluppo legati a tecnologie green e digitali finalizzato a incentivare progetti di grande rilevanza strategica nel settore tecnologico.

Il nodo dei tempi

I tempi di realizzazione delle nuove misure restano invece ancora un’incognita. Dal punto di vista legislativo, almeno tre dei centotre decreti attuativi previsti complessivamente dalla Legge di Bilancio 2025 sono indispensabili per consentire ai provvedimenti adottati in favore della transizione digitale ed ecologica di essere applicati. Dal punto di vista amministrativo, sono stati estesi a tutti i tipi di credito di imposta gli obblighi di comunicazione ex ante, alla presentazione dell’istanza,ed ex post, una volta realizzato l’investimento, collegati alla concessione delle agevolazioni.

Con un conseguente significativo incremento dei costi derivanti dalle procedure di rendicontazione, che già oggi rappresentano una importante barriera di accesso alle misure di sostegno soprattutto per le imprese più piccole. Si tratta di un vero e proprio tasto dolente, che costringe il nostro Paese a scontare tempi mediamente sempre più lunghi di quelli necessari all’implementazione di politiche simili negli altri Paesi europei. La semplificazione amministrativa è ancora una volta la condizione cruciale per un percorso di crescita e sviluppo in grado di assicurare tempi certi e rapidi.

Digitalizzazione e semplificazione, i prossimi passi

A tale proposito, ricordo che nelle ultime settimane è approdato al Senato, e al momento si trova all’ordine del giorno della Commissione Affari costituzionali, il nuovo disegno di legge sulla semplificazione e la digitalizzazione dei procedimenti in materia di attività economiche e di servizi a favore dei cittadini e delle imprese. Nell’ambito di questo nuovo provvedimento sulla semplificazione stiamo avanzando l’ipotesi dell’istituzione della figura del delegato digitale, cioè di una persona fisica o giuridica, ovvero di un  professionista, che in seguito al rilascio di un attributo qualificato associato alla sua identità personale,  possa agire per conto del delegante rispetto all’accesso ai servizi in rete e alla sottoscrizione di documenti informativi, istanze, contratti o atti nei confronti di pubbliche amministrazioni e soggetti privati che, a norma di legge, possono essere compiuti per via telematica.

Crediamo infatti che questa figura, in una delicata fase come questa, possa essere efficacemente di ausilio nell’accelerare e semplificare quei procedimenti autorizzativi che ancora condizionano l’efficacia del Piano Transizione 5.0.



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