Province, l’altolà del Consiglio dei Ministri blocca il ritorno alle elezioni dirette: “Violata la Costituzione”

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La reintroduzione dell’elezione diretta delle Province, fortemente voluta dal centrodestra in Sicilia, subisce un colpo decisivo. Il Consiglio dei Ministri ha impugnato la norma che annullava le elezioni di secondo grado indette lo scorso anno dal presidente della Regione, Renato Schifani, giudicandola incostituzionale.

Nel tentativo di reintrodurre il voto diretto per le Province, il centrodestra aveva incluso, in maniera frettolosa, una norma nel disegno di legge sulla riforma urbanistica approvato lo scorso ottobre. Questo emendamento aveva annullato le elezioni di secondo grado fissate per il 15 dicembre 2024, posticipandole al 2025 in attesa di definire un quadro normativo per il ritorno al suffragio universale diretto.

“Violato l’articolo 1 della Costituzione”

Secondo il Consiglio dei Ministri, questa decisione contravviene all’articolo 1 della Costituzione, che garantisce la sovranità popolare nei limiti e nelle forme previste dalla Carta. Il rinvio, inoltre, è stato considerato un ostacolo alla partecipazione democratica dei cittadini, anche se limitata al voto indiretto da parte di sindaci e consiglieri comunali.

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Ulteriori violazioni sono state rilevate negli articoli 3, 5 e 114 della Costituzione, che tutelano l’organizzazione democratica del Paese, le autonomie locali e il ruolo delle Province.

L’ostacolo della riforma Delrio

La decisione di Palazzo Chigi ribadisce la centralità della legge Delrio del 2014, che ha eliminato il suffragio universale diretto per le Province, trasformandole in enti di secondo livello con rappresentanti eletti da sindaci e consiglieri comunali. Senza una modifica o una cancellazione di questa legge, ogni tentativo di reintrodurre il voto diretto sarà considerato illegittimo.

La posizione di Nello Dipasquale

Il deputato regionale del Partito Democratico, Nello Dipasquale, critica duramente il centrodestra e la maggioranza che sostiene il presidente della Regione Siciliana: “In aula avevo già detto che questo non sarebbe mai avvenuto ed era una farsa”, afferma Dipasquale, sottolineando come il Governo regionale abbia proseguito in modo “arrogante” nonostante le evidenti problematiche giuridiche della proposta. Il deputato rivendica di aver previsto il fallimento del provvedimento: “L’avevo ampiamente preannunciato che ad aprile non si sarebbe votato. Avevo detto che, se mi fossi sbagliato, sarei stato io il bugiardo. Mi pare che i fatti mi stiano dando ragione”.

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