Proteste davanti a Leonardo, le attiviste di Extinction Rebellion: «Ci hanno fatto togliere le mutande». Ma la Questura respinge le accuse di abusi

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«In ogni momento è stata salvaguardata la riservatezza e la dignità delle persone». La Questura di Brescia ha respinto le accuse di abusi avanzate dalle attiviste di Extinction Rebellion fermate durante una protesta davanti alla sede della Leonardo Spa. In una nota ufficiale, sottolinea che tutte le operazioni, comprese le perquisizioni, si sono svolte nel rispetto delle normative.

Ma le denunce degli attivisti, che parlano di trattamenti umilianti riservati alle sole donne, hanno sollevato un’ondata di indignazione e nuovi interrogativi sulla gestione delle operazioni di polizia.

La protesta è iniziata lunedì, nelle prime ore del mattino, quando i manifestanti hanno oltrepassato le sbarre della sede di Leonardo Spa. Alcuni si sono incatenati formando una catena umana per bloccare i camion in entrata e in uscita dallo stabilimento, altri hanno imbrattato con scritte le mura dell’azienda, mentre una militante si è arrampicata su un pennone portabandiera in acciaio.

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Alla protesta, organizzata davanti alla sede della Leonardo Spa, hanno partecipato gli attivisti appartenenti a Extinction Rebellion, Palestina Libera e Ultima Generazione. La reazione delle forze dell’ordine non si è fatta attendere: i manifestanti sono stati fermati e condotti in Questura.

Ma il movimento Extinction Rebellion ha denunciato un trattamento discriminatorio nei confronti delle donne. Un’attivista ha raccontato: «Mi hanno chiesto di togliermi le mutande e fare tre squat per dei controlli, a detta loro. Questo trattamento è stato riservato solo a persone femminilizzate. Ai maschi non è stato chiesto di spogliarsi». Attraverso i propri canali social, il movimento ha parlato di «abusi in divisa», affermando che il fermo si è concluso con denunce che definiscono “pretestuose” e fogli di via obbligatori per alcune persone. «Chiederemo giustizia, affinché il diritto al dissenso venga rispettato e tutelato. Ripetiamolo insieme: sorella, non sei sola!», è scritto nel comunicato.

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L’episodio ha rapidamente sollevato il dibattito politico. Marco Grimaldi, vicecapogruppo di Alleanza Verdi e Sinistra alla Camera, ha depositato una interrogazione parlamentare per chiedere chiarimenti sugli eventi. «Come mai persone che avevano fornito i documenti sono state trattenute per sette ore? E perché solo le donne sarebbero state costrette a spogliarsi e a eseguire piegamenti?», vuole sapere Grimaldi. Anche il Partito Democratico ha presentato un’interrogazione al ministro dell’Interno Matteo Piantedosi, sottolineando l’importanza di fare luce su eventuali irregolarità.

Secondo la Questura, durante le perquisizioni, condotte da personale femminile sulle donne, sono stati chiesti piegamenti sulle gambe solo per poter individuare eventuali oggetti pericolosi. Il fermo, durato sette ore, sarebbe stato giustificato dalle azioni compiute dai manifestanti durante la protesta. «Le azioni illecite poste in essere dai manifestanti – come l’imbrattamento delle mura dell’azienda, l’arrampicata su un pennone e la formazione di una catena umana per bloccare i camion – hanno richiesto interventi volti a garantire la sicurezza pubblica e il ripristino della viabilità», ha dichiarato la Questura.

Secondo la Questura, il fermo è stato necessario per garantire l’ordine pubblico e la sicurezza dell’area: «Tenuto conto delle ripetute condotte illecite e al fine di ripristinare la viabilità cittadina, i manifestanti sono stati accompagnati in Questura per gli adempimenti di polizia, tra cui elezione di domicilio, verbali di perquisizioni personali, verbali di sequestro materiale e nomina di difensore».

«L’intenzione è quella di denunciare, stiamo raccogliendo il materiale per farlo nei prossimi giorni», fa sapere all’Agi l’avvocato Gilberto Pagani, che difende le attiviste che avrebbero subito gli abusi. «Le ragazze sono sotto choc. Stiamo leggendo i verbali e recuperando informazioni. Ci vuole un po’ di tempo, di sicuro non presenteremo oggi la denuncia. Il comunicato della Questura del resto non nega quanto accaduto. Si dice che sono stati chiesti dei piegamenti sulle gambe alle donne per rinvenire eventuali oggetti pericolosi ma è una pratica che non esiste. Erano assolutamente inoffensive, non si capisce cosa avrebbero potuto fare di pericoloso».





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