Dialoghi – L’assorbente dello scandalo – Istituto Confucio

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Gennaio 2025

Una polemica dello scorso novembre sul mancato rispetto degli standard di lunghezza e di qualità da parte delle maggiori aziende produttrici di assorbenti del paese ha scatenato la rabbia sui social media. In Cina come altrove, l’igiene mestruale non è ancora considerata un diritto. “Dialoghi: Confucio e China Files” è una rubrica in collaborazione tra China Files e l’Istituto Confucio dell’Università degli Studi di Milano. 

Di Vittoria Mazzieri

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Se il tema delle mestruazioni in Cina è in parte considerato ancora un tabù, a fine 2024 il web si è riempito di foto e video di prodotti mestruali. Non è la prima volta, ma in questo caso più che motivate dalla volontà di sfatare gli stereotipi e abbattere il senso di vergogna, le utenti hanno denunciato i maggiori marchi cinesi di assorbenti per aver commesso una vera e propria “frode”, così com’è stata definita negli hashtag che hanno popolato Douyin e Xiaohongshu. A novembre, in occasione del Double 11, l’appuntamento e-commerce più importante a livello mondiale, è emerso che la lunghezza dei prodotti delle aziende più note come ABC, Sofy, Whisper e Space 7, è spesso inferiore alle indicazioni riportate sulla confezione.

Il caso ha favorito l’emergere di discussioni più ampie sulla qualità dei prodotti, ma anche e soprattutto sulla generale mancanza di attenzione per le esigenze e i diritti delle donne. 

Assorbenti e tende per finestre sono la stessa cosa

Dalle operazioni di fact-checking del Dipartimento di giornalismo della Renmin University (l’articolo è uscito su The Paper), è emerso che di 33 assorbenti di 16 diversi marchi, solo 6 aveva una lunghezza uguale o superiore a quella indicata nella confezione. In media, i prodotti testati erano più corti del 4,64%, mentre gli standard cinesi consentono un intervallo di errore del ±4%. Testando oltre 20 prodotti, la redazione di The Paper (qui il video) ha rilevato che nell’88% dei casi la lunghezza era di 10 mm inferiore a quella dichiarata sulla confezione.

Le norme prevedono che il pH di prodotti tessili di Classe B, quelli a diretto contatto con la pelle, sia compresa tra 4,0 e 9,0, lo stesso intervallo che interessa i prodotti tessili di Classe C (non a contatto diretto). Insomma, gli standard richiesti a un assorbente e a una tenda per finestre sono gli stessi, come hanno denunciato alcune.

Queste specifiche di carattere tecnico hanno di fatto confermato quanto raccontato nel mese di novembre dalle utenti sui social media. Molte hanno riportato pruriti insistenti dopo aver utilizzato prodotti di una certa marca e il tenore dei commenti in questo genere di post è quasi sempre lo stesso: si invita a non compare più marchi locali e ad affidarsi ad aziende sudcoreane e giapponesi. Un rappresentante di ABC ha risposto più o meno allo stesso modo, alimentando i malumori: rivolgendosi a una utente che lamentava di essersi accorta che i prodotti igienici del brand sono più corti di 1 o 2 cm, ha commentato che si tratta di una discrepanza normale e che la cliente era libera di rivolgersi ad altri marchi. A poche ore da questo secondo “incidente”, ABC si è limitata a dichiarare ufficialmente che il commento dell’uomo era inappropriato, per poi uscire una settimana dopo con nuove scuse ufficiali, dopo le feroci critiche delle utenti. A ruota, sono seguite le scuse di Shecare e Beishute.

No, qui solo snack

Non è la prima volta che si affronta il tema della mancanza di attenzione rispetto alla disponibilità e alla qualità di questo genere di prodotti. Alla fine del 2022 una vicenda ha creato scalporesuscitando in pochissime ore una pioggia di commenti su Weibo. Sul social media una donna aveva segnalato l’impossibilità di acquistare assorbenti a bordo di un treno ad alta velocità della China Railway. Dal personale sul treno le è stato risposto che avrebbe trovato solo snack e souvenir, mentre l’azienda ha poi fatto sapere che il servizio fornito non comprende la vendita di “prodotti personali”. Le polemiche non sono mancate, soprattutto dopo che alcuni utenti hanno definito esagerata la richiesta della protagonista della vicenda, incalzando sul fatto che definirsi “femministe” significa anche essere indipendenti, prendersi le proprie responsabilità e, consequenzialmente, avere i prodotti di igiene mestruale sempre con sé.

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Povertà mestruale

In Cina come altrove, problemi di questo genere non sono accidentali. Più che riguardare casi di negligenza di alcune aziende, riflettono una visione retrograda e radicata nella società. Fino a non molto tempo fa il paese ha dovuto affrontare una diffusa condizione di “povertà mestruale”, che vedeva quindi una parte consistente della popolazione non avere accesso ai necessari prodotti mestruali, tanto per le difficoltà economiche quanto per la mancanza di una educazione specifica. Ad oggi la “povertà mestruale” affligge ancora oltre 500 milioni di donne nel mondo.

La storia degli assorbenti nella Repubblica popolare, inoltre, è relativamente recente. Come scriveAmber Zhang nella newsletter Baiguan, la prima linea di produzione farà la sua comparsa solo nel 1982, mentre tre anni dopo viene lanciato il primo marchio nazionale: con “安乐” (Anle), che in seguito diventerà il noto marchio Space 7, si dà il via alla commercializzazione degli assorbenti in patria, circa mezzo secolo in ritardo rispetto a Europa e Stati Uniti.

Ma i prezzi proibitivi di quei primi prodotti e la mancanza di educazione sessuale ne hanno ritardato ulteriormente la diffusione. Ad oggi i costi sono spesso oggetto di controversie: nel 2020 una utente aveva commentato sotto una pubblicità di assorbenti suggerendo una marca di qualità maggiore, sostenendo che quelli fossero “三无产品” (san wu chanpin, vale a dire un prodotto con tre caratteristiche negative: no garanzia di qualità, no licenza di produzione e no data di scadenza). Peccato che, a detta di molte, soprattutto giovani e giovanissime, i prodotti migliori sono fuori dalla loro portata. A sorpresa di molti è emerso che sì, nel 2020 esistevano ancora persone che non potevano permettersi una semplice confezione di prodotti mestruali. 

Nonostante siano una necessità di base, l’attuale aliquota fiscale per gli assorbenti igienici in Cina è del 13%, il livello di tassazione più alto. E le aziende produttrici possono contare su alti margini di profitto. Negli ultimi anni il web cinese non ha mancato di ospitare campagne di protesta contro la tassa sugli assorbenti. Nel 2023 l’hashtag #PinkTax è diventato uno degli argomenti di tendenza, anche grazie all’opera di sensibilizzazione di collettivi come Period Pride. Tre anni prima, il gruppo Stand By Her (予她同行, yu ta tonghang) ha istallato distributori di assorbenti in 126 università, corredati di manifesti che chiedevao la fine dello stigma contro le mestruazioni. A Sixth Tone una delle attiviste, Xu Luming, ha spiegato che l’azione puntava sì a garantire la presenza di prodotti di igiene mestruale, ma anche e soprattutto a promuovere il concetto di mutuo aiuto da donne, contro lo stigma e la vergogna.





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