A novembre 2024 il debito pubblico italiano ha sfondato per la prima volta la soglia psicologica dei 3 mila miliardi: imille miliardi erano stati toccati nel 1994, i duemila nel 2012
Va bene che quello che conta è il rapporto con il Prodotto interno lordo, che sta diminuendo dopo i picchi del Covid e nonostante la mazzata del Superbonus, come ricorda oggi la stessa Banca d’Italia. Novembre 2024 resta comunque una data storica nella finanza pubblica della Repubblica Italiana, il cui debito ha sfondato la soglia, sicuramente psicologica ma comunque elevatissima, dei 3 mila miliardi di euro (3.005,2 miliardi esattamente). I mille miliardi erano stati toccati nel febbraio del 1994, con il pentapartito in dissoluzione e la mafia all’attacco, i duemila nel 2012, poi l’esplosione nel periodo del Covid quando, in rapporto al Pil, il nostro debito pubblico toccò il 154,9%.
Bilancio prudente
Oggi siamo al 136,8%, il che vuol dire sempre un debito enorme, pari esattamente a 50.944 euro per ogni italiano, come ricorda il presidente dell’Unione Consumatori, Massimiliano Dona. E come sanno bene il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, e il presidente del Consiglio, Giorgia Meloni. La politica di bilancio seguita finora, dal tappo alla voragine del 110%, ai tagli alla spesa corrente, sta pagando e i risultati, paradossalmente, si vedono proprio su quel debito che viaggia verso le stelle.
Spread in calo
La prudenza ha prodotto la riduzione dello spread, cioè degli interessi pagati dall’Italia rispetto ai migliori tassi di mercato, e giustificato il miglioramento delle prospettive della finanza pubblica da parte delle agenzie di rating. Il differenziale a 110 punti base, se mantenuto, comporta il risparmio di 17 miliardi sulla spesa per gli interessi nel prossimo triennio. Il rapporto con il Prodotto interno lordo sta scendendo, anche se un po’ troppo lentamente.
Conta il debito/Pil
«Ciò che rileva per valutare lo stato di salute delle finanze pubbliche di un Paese non è tanto il debito pubblico in termini nominali, quanto il suo andamento in relazione alla capacità del Paese di fare fronte ad esso», spiega oggi la Banca d’Italia. Il debito in valore assoluto cresce ogni mese, le riduzioni sono rare, di solito in mesi dove si concentrano le principali scadenze tributarie. Che per giunta, nel 2024, crescevano di 25 miliardi rispetto all’anno precedente.
Vita media dei titoli pubblici pari a 7,8 anni
A novembre 2024 è salito di 23,9 miliardi di euro, tutti a carico delle amministrazioni centrali, ed è saltata la soglia dei 3 mila. La vita media residua dei titoli pubblici in circolazione è rimasta stabile a 7,8 anni. La quota del debito detenuta dalla Banca d’Italia è diminuita al 21,8% (dal 22,1 per cento del mese precedente), quella detenuta dai non residenti è aumentata al 30,5%, mentre quella in capo agli altri residenti (principalmente famiglie e imprese non finanziarie) è lievemente diminuita al 14,3% (dal 14,4% del mese precedente).
Giorgetti: «Siamo sulla strada giusta»
«Quello che ci conforta è che l’Italia è uno dei pochi paesi che ha fatto tempestivamente un piano strutturale di rientro del debito che è stato accettato e condiviso dall’Ue, ci conforta che siamo sulla strada giusta.
Avremmo probabilmente dovuto fare negli anni in cui si sono formati tutti questi debiti lo stesso lavoro, lo stesso comportamento che stiamo facendo noi», ha dichiarato il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, interpellato sui dati della Banca d’Italia che certificano il debito oltre la soglia psicologica dei 3 mila miliardi.
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