Infezione dopo il «Puzzone». L’azienda sanitaria: «lotto ritirato». Maestri (padre di Mattia): «Surreale, ogni due tre mesi unpiccolo rischia di morire»
La Procura di Trento ha aperto un fascicolo conoscitivo (esplorativo per ora), sull’ultima intossicazione da formaggio prodotto con latte crudo ai danni di un bambino di 9 anni finito nei giorni scorsi in ospedale al S. Chiara per un’infezione intestinale di origine alimentare dopo aver consumato del «Puzzone di Moena».
La richiesta di dimissioni
Anche se il piccolo sta meglio (è a casa), si tratta dell’ennesima infezione correlata al consumo di formaggio a latte crudo in provincia: oltre a quello di novembre ai danni della bimba di un anno di Cortina (Belluno) che sta meglio, sono altri i casi tra cui, i più gravi con Paolo Rizzolli il 18enne di Lavis morto nel settembre 2022 e il piccolo Mattia in stato vegetativo dal giugno 2017, quando aveva 4 anni. Proprio il padre, Gian Battista Maestri, che lotta per avere giustizia e prevenire altri casi commenta: «Surreale, ogni due tre mesi un bambino rischia di morire: sono deluso, il sacrificio di mio figlio inutile». E chiede le dimissioni dell’assessore alla sanità Mario Tonina: «Non garantisce la sicurezza e la vita dei bambini». Intanto, la Federazione della Cooperazione cerca di capire come muoversi analizzando i fatti.
L’etichetta
L’Azienda provinciale — che domenica ha comunicato l’infezione — ha fatto avere tutta la documentazione sul caso alla Procura e i riscontri delle dalle analisi effettuate. Il fascicolo conoscitivo modello 45 non rappresenta ancora fatti di reato ma permette di indagare su quanto accaduto partendo dal presupposto che si è in presenza di lesioni. Serve quindi per fare subito chiarezza sul caso ma anche sulla serie di eventi. Tra l’altro con formaggi a latte crudo di diverso tipo: Saporito della val di Fassa, Puzzone, Due laghi, anche se sono altri quelli in vendita a base latte crudo come Spressa e Vezzena. Per questo, Maestri insiste «sull’etichetta da apporre sui formaggi a latte crudo», oltre ad «un disciplinare per vietarli negli asili e nelle case di riposo: la Provincia può farlo».
L’ultimo caso, segnalato dal Dipartimento di prevenzione dell’Azienda sanitaria, scuote nuovamente il mondo degli allevatori e del Consorzio Concast – Gruppo Formaggi del Trentino. L’indagine epidemiologica condotta per riconoscere la fonte di infezione ha evidenziato una probabile correlazione con il consumo di un formaggio prodotto a partire da latte crudo (non pastorizzato) e accertato che il lotto del formaggio interessato, il «Puzzone», è stato prontamente ritirato dal commercio. Anche se l’Azienda sanitaria raccomanda a chi avesse acquistato nell’ultimo periodo questa tipologia di formaggio di non somministrarlo ai minori di 10 anni, alle donne in gravidanza e alle persone con depressione del sistema immunitario. Le tre categorie a rischio. Il latte crudo usato per produrre questi formaggi non ha subito trattamenti termici come la bollitura o la pastorizzazione che consentono di controllare eventuali germi patogeni che si trovano nel latte dopo la mungitura e che possono comportare un rischio per la salute dei soggetti elencati.
I prodotti ritirati
L’altro caso era avvenuto a novembre con la bimba di un anno di Cortina per un caso di Escherichia Coli (Stec) complicata da sindrome emolitico-uremica (Seu) legato al consumo di «Saporito della val di Fassa» del Caseificio sociale di Predazzo e Moena. La piccola era migliorata e in quel caso furono ritirati 50 lotti di quel formaggio in tutta Italia. Il 27 novembre, il Ministero della Salute aveva ritirato anche il «Puzzone di Moena», altro formaggio a latte crudo prodotto sempre dal Caseificio di Predazzo e Moena ed erano state ritirate anche 3mila forme di «Puzzone» prodotte da dicembre 2023 a luglio 2024.
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