TikTok, la Cina valuta la vendita delle attività Usa a Musk per sfuggire alla Corte Suprema

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di
Massimo Gaggi

Secondo quanto riporta «Bloomberg News» Pechino starebbe valutando un piano che prevede l’acquisizione delle attività americane del socialda parte di Elon Musk per evitare di essere bandito negli Usa

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NEW YORK – A cinque giorni della scadenza dell’ultimatum del Congresso (vendere a una proprietà non cinese o chiudere i battenti negli Stati Uniti) e in attesa del pronunciamento della Corte Suprema chiamata a decidere se concedere una proroga alla rete sociale di Pechino prima della sua messa al bando, emerge la possibilità di un clamoroso colpo di scena: secondo l’agenzia Bloomberg il governo cinese starebbe considerando la possibilità di cedere il controllo di TikTok ad Elon Musk che già possiede un grosso social network: X, ex Twitter.

Le fonti che hanno dato la notizia all’agenzia americana sostengono che siamo ancora a un piano preliminare: si stanno esaminando varie ipotesi, nessuna decisione è stata ancora presa. Se dovesse andare in porto la vendita, sicuramente ci sarebbero polemiche feroci. Per l’ulteriore ampliamento dei poteri del tandem Trump-Musk nella comunicazione politica. E per l’intervento diretto del governo cinese dopo che per anni i capi di TikTok hanno sostenuto di essere totalmente indipendenti dall’autorità politica: infondati, quindi, secondo loro, i timori di possibili interferenze governative per raccogliere, attraverso un sito che ha 170 milioni di utenti negli Usa, informazioni su attività, abitudini, spese, interessi culturali, modi di divertirsi e di pensare, dei cittadini americani.




















































Per ora non cambierà nulla: TikTok aspetta la Corte Suprema che deciderà entro la scadenza di domenica. Ma, come abbiamo riferito nei giorni scorsi, dal dibattito preliminare tra i giudici e gli avvocati delle parti è emerso l’orientamento dei magistrati a confermare la decisione del Congresso e del governo. Servirà, quindi, probabilmente, una soluzione alternativa, non necessariamente da attuare da lunedì prossimo: anche in caso di messa al bando, infatti, i vecchi utenti di TikTok potrebbero continuare ad operare anche se la qualità del sevizio degraderà a causa del blocco degli aggiornamenti software. L’eliminazione della rete cinese dagli appstore impedirà, invece, l’iscrizione di nuovi utenti.

L’intervento si Musk sarebbe clamoroso, ma non del tutto sorprendente. Trump si trovò di fronte al nodo TikTok anche durante il suo primo amdato alla Casa Bianca. A differenza di oggi, allora lui era deciso a mettere la rete fuori legge. Furono cercate ipotesi di compromesso e anche allora scese in campo un imprenditore alleato del leader repubblicano: Larry Ellison che si disse disposto a prendere in gestione la rete sociale attraverso la sua Oracle senza sottrarne la priorità alla cinese ByteDance. In alternativa era stato proposto un accordo in base al quale tutti i dati di TikTok sarebbero stati conservati in server controllati dal gruppo americano in modo da impedirne il trasferimento in Cina. Ipotesi che alla fine non hanno voluto nessuna delle due parti.

Niente accordo ma anche niente messa la bando: il mandato di Trump si è esaurito e la questione TikTok è rimasta per molto tempi marginale per Biden. Ora che il caso è riesploso, bisognerà vedere qual è la vera disponibilità dei cinesi (secondo Bloomberg il governo di Pechino potrebbe essere intervenuto nella questione senza nemmeno informare ByteDance, la holding proprietaria di TikTok).

Muask è un interlocutore verosimile perché, avendo grossi interessi e la principale delle sue fabbriche Tesla in Cina, è un mediatore naturale tra Pechino e Washington. E il governo di Xi Jinping, se cederà su TikTok, lo farà nell’ambito di un negoziato più ampio con Trump del quale teme soprattutto le rappresaglie commerciali: le raffiche di dazi minacciate già più volte.

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14 gennaio 2025 ( modifica il 14 gennaio 2025 | 07:38)

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