“Mediaset si muove da anni in un monumentale conflitto di interesse”, non stupisce quindi “la reazione scomposta di Marina Berlusconi” e della maggioranza di governo alle rivelazioni di Report. Parola dell’euro deputato M5s, Gaetano Pedullà, che da Bruxelles manifesta tutta la sua solidarietà al collega Sigfrido Ranucci per gli attacchi ricevuti.
Marina Berlusconi parla e la Rai, Fininvest e tutti i partiti di governo la riprendono, creando il caso politico del giorno. Chi guida un’azienda che pesa in un partito di governo (Forza Italia) può avere tanta forza mediatica, considerando che la stessa forza politica vuole la presidenza anche della Rai?
“Sono molto felice di questa prima chiacchierata con La Notizia, il mio ex giornale, dopo la cessione della proprietà avvenuta nelle settimane scorse, così com’era stato concordato con il presidente Giuseppe Conte, al momento della candidatura alle elezioni europee. Per noi del Movimento il tema dei conflitti di interesse è centrale, e su questo siamo e resteremo rigidi. Questa premessa si lega con la reazione scomposta a cui stiamo assistendo da parte dei vertici di Fininvest, all’indomani della puntata di Report, che ha messo in fila una serie di elementi in parte pure noti. Ne è nata un’inchiesta giornalistica che ripropone la grande domanda sull’origine della ricchezza del gruppo Berlusconi e sui rapporti con la mafia, come dimostrato nel caso del cofondatore di Forza Italia, Marcello dell’Utri, condannato a sette anni di reclusione per concorso esterno in associazione mafiosa. Capisco che per gli eredi del Cavaliere si tratti di “pattume mediatico”, ma non capisco perché non rispondano punto per punto sui fatti riportati in trasmissione. Così com’è sbalorditivo che un gruppo economico con in mano le fidejussioni bancarie per decine di milioni di euro di Forza Italia, cioè il partito politico da cui dipende la maggioranza di governo, non avverta l’enorme conflitto di interesse nel quale si muove da decenni”.
E come se ne esce?
“Sto lavorando per portare all’attenzione del parlamento, nella mia commissione LiBe, la palese violazione del pluralismo televisivo dovuto alla forza di un gruppo favorito in modo monumentale dalla politica – da Craxi a Berlusconi premier – nella costruzione di un sistema editoriale che ha pagato pochissimi oneri concessori. Mediaset in sostanza si attribuisce miliardi di euro da decenni con la stessa identica logica dei concessionari balneari, ai quali lo stato ha rinunciato a chiedere dei giusti oneri, proporzionali ai ricavi conseguiti”.
Quanto accaduto ieri, accade continuamente nel servizio pubblico, dove qualunque voce discordante rispetto alla maggioranza, si trasforma in un caso (da Serena Bortone a Saviano). Quanto spazio c’è oggi in Italia per il giornalismo “libero”, anche nel servizio pubblico?
“La situazione del giornalismo indipendente in Italia è allarmante, al punto da essere stata richiamata dall’ultimo Report della commissione europea sulla libertà di stampa nei 27 paesi dell’Unione Europea”.
Però la presidente del consiglio Giorgia Meloni anche la settimana scorsa ha detto che in Italia “non esiste un problema informazione”…
“Questo lo dice lei… La precedente Commissione Ue però non la pensa così, e ha posto l’Italia insieme all’Ungheria tra i Paesi dove l’indipendenza dell’informazione è maggiormente a rischio. D’altra parte questo è sotto gli occhi di tutti. Per chi, come me, ha fatto l’editore è chiaro come il sole l’aumento delle cause temerarie e il taglio dei sostegni pubblicitari registrato dall’insediamento dell’attuale governo. Questi sono dati certi, non opinioni”.
E sul servizio pubblico c’è speranza?
“Per me servizio pubblico è guardare l’informazione nel suo complesso, tra le diverse aziende e le diverse piattaforme. Se operiamo così, la situazione italiana è drammatica. Primo perché a un servizio pubblico è contrapposto un servizio privato palesemente schierato a favore dei partiti dell’attuale maggioranza. E secondo perché la Rai è ancora soffocata da una legge che tra pochi mesi porrà l’Italia in una potenziale procedura di infrazione da parte della Ue. Il recepimento inevitabile del Free Media Act metterà fine all’attuale governance di viale Mazzini, che la legge voluta da Matteo Renzi ha sostanzialmente consegnato ai partiti di governo. Nel caso dell’informazione, in Europa è chiarissimo che chi ha la funzione di controllare gli esecutivi non può essere controllato a sua volta, in maniera diretta da chi sta al governo. Dunque c’è da augurarsi che il Parlamento non si riduca all’ultimo momento per prendere in mano la riforma necessarissima della Rai”.
Report è stato attaccato anche perché ha parlato di voi deputati europei e dei favori ricevuti da alcune lobby pro-Israele al fine di impedire che la questione Gaza approdi in Parlamento… Uno scoop forse nascosto dalle polemiche sul cavaliere, ma comunque uno scoop, no?
“Vorrei premettere tutta la mia solidarietà a Sigfrido Ranucci per quanto ha segnalato ieri mattina, ovvero il rallentamento nella diffusione sui social network di Meta delle reazioni ai servizi della trasmissione della sera precedente. Anche il controllo senza regole dei social – da X a Facebook – costituisce un’altra immensa limitazione alla possibilità di tutti i cittadini di essere informati senza bavagli e condizionamenti. Rispetto al tema delle lobby di Israele, noi 5 stelle questo fenomeno l’abbiamo individuato subito. Non a caso abbiamo denunciato in decine di interventi l’aria che tira a Bruxelles, dove il Parlamento ha votato risoluzioni su tutto – dagli Uguri alla Georgia, al Venezuela – ma non è stato mai possibile discutere un solo minuto sul genocidio a Gaza. Per questo abbiamo impegnato tutto il peso della nostra delegazione con iniziative all’interno del Parlamento finalizzate a far conoscere la violazione del diritto internazionale in Palestina. L’utilizzo di decine di milioni di euro come documentato da Report per ammorbidire il Parlamento sul dramma palestinese è inaccettabile e per questo oggi in riunione di delegazione stabiliremo quali atti intraprendere per mettere in mora i partiti che si prestano a questo gioco”.
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