Rino Formica, ex socialista e ministro: siamo sempre stati un paese a sovranità limitata
Rino Formica, ex socialista e ministro, dice che dopo il caso Abedini-Sala la premier Giorgia Meloni ha preso una strada pericolosa nei suoi rapporti con gli Stati Uniti. Vede, dal 1945 sino a poche settimane fa siamo stati dentro un’alleanza politica e strategica con gli Stati Uniti, ma ora l’America di Trump non vuole più alleati. Vuole clienti dei loro affari: è una grande novità, che spiega la nuova stagione», dice oggi a La Stampa. Formica ricorda che «dopo la strage del Rapido 904 affermai che l’Italia aveva vissuto in uno stato di sovranità limitata, che aveva finito per depotenziare la capacità dei nostri Servizi. Quasi fosse lesa maestà nei confronti degli Stati Uniti, Giovanni Spadolini si imbufalì e il presidente del Consiglio Craxi fu costretto a convocare un vertice riservato e in quella occasione Giulio Andreotti ci disse due cose assai rilevanti…».
Giulio Andreotti
L’esponente Dc, che per anni era stato ministro della Difesa, «ci disse testualmente: sì per 40 anni siamo stati un Paese a sovranità limitata rispetto agli Stati Uniti. E ci descrisse la Circolare Trabucchi della quale nulla si sapeva e che risaliva al 1960, emanata durante il governo Tambroni. Quella Circolare riservatissima e i suoi sviluppi stabilivano che le Basi americane in Italia godevano di totale extraterritorialità per il passaggio di uomini, armi e cose. Tutto sotto il controllo esclusivo degli americani. In altre parole dal 1949 in poi abbiamo aderito all’Alleanza atlantica cedendo volontariamente sovranità su diverse questioni ad una autorità sovranazionale riconosciuta. Questo non significa che tutti i governi siano stati eguali. Ma ora stiamo entrando in una fase nuova, come dimostra il rapporto tra il governo italiano ed Elon Musk».
Sigonella
Secondo Formica il parallelo con Sigonella «non esiste, perché siamo davanti a casi diversi. Quella vicenda stava dentro una dialettica tra Paesi aderenti alla stessa Alleanza. In quella occasione il governo Craxi non fece una prova di forza, ma pretese il rispetto della sovranità italiana, delle leggi italiane e della Costituzione italiana, senza per questo mettere in discussione il rapporto di fondo tra l’Italia, la Nato, gli Stati Uniti e l’Europa. In questi giorni stiamo entrando in una fase diversa». E questo cambia tutto: «Stiamo entrando in una fase nella quale il rapporto con gli Stati Uniti non è più un rapporto tra alleati. Perché gli Stati Uniti della nuova amministrazione di fatto non vogliono alleati».
Sudditanza e clientele
Attualmente gli Usa «rifiutano di affrontare il costo di un’alleanza, che consiste sempre nel creare una sovranità dell’alleanza stessa. Senza sovranità comune, resta solo una momentanea convergenza di interessi. Ecco quello che vuole Trump: una combine momentanea di interessi. La condivisione politica ed istituzionale tra alleati non interessa più: ecco la vera novità, ma non è poco». E ancora: «Nessuno è in grado di capire quel che accadrà dopo il 20 gennaio. Trump, oltre ad essere un personaggio stravagante e un solista reazionario, non ha il pudore di contraddirsi anche durante lo stesso discorso. E tuttavia in questa confusa trasferta della presidente del Consiglio negli Usa, si è capita una cosa: Trump ha detto che Meloni ha preso d’assalto l’Europa. Che vuol dire? Perché lo ha detto? La presidente del Consiglio italiana gli ha presentato una posizione sfascista dell’Europa? ».
Strade pericolose
Per questo, riflette Formica nel colloquio con Fabio Martini, «il rapporto di sovranità limitata era accettato da tutti: governi e opposizione. Finché l’Europa era divisa in due blocchi, Italia portava il peso che le derivava dalla sua collocazione geografica: era un Paese di frontiera. Nel quale era presente un grande partito, il Pci, rappresentativo dello Stato col quale l’Italia era in guerra fredda. Ma il Pci rinunciò a svolgere una politica oltranzista contro i governi, nella realistica accettazione della divisione dell’Europa. Ma oggi è cambiato tutto e Meloni deve ben valutare prima di prendere strade pericolose».
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