Stipendi inadeguati, questioni sempre più complesse e critiche pubbliche dissuadono molti cittadini e cittadine dall’impegnarsi a livello locale. Servono soluzioni per garantire il futuro del sistema di milizia, uno dei pilastri della democrazia partecipativa svizzera.
“Abbiamo un evidente problema in Svizzera”, afferma Reto SteinerCollegamento esterno, direttore della facoltà di management e diritto della Scuola universitaria professionale di Zurigo ZHAW. “La metà dei Comuni fatica a trovare persone disposte ad assumere una carica politica”.
È un problema ricorrente del sistema di milizia elvetico che torna regolarmente alla ribalta sulla stampa locale e nazionale. Di recente, ha fatto notizia il caso del Comune di Wassen, nel Canton Uri, dove due seggi nel municipio sono stati occupati solo grazie all’obbligo per una persona eletta di assumere una carica politica (in tedesco, Amtszwang), un’imposizione stabilita in una legge cantonaleCollegamento esterno approvata a larga maggioranza nel 2016.
L’obbligo di accettare cariche pubbliche, noto come Amtszwang, viene applicato in sette Cantoni in Svizzera: Zurigo, Lucerna, Uri, Nidvaldo, Soletta, Appenzello Interno e Vallese. In alcuni, l’Amtszwang riguarda solo le cariche comunali, mentre in altri può estendersi anche a determinati mandati politici a livello cantonale. Tuttavia, i seggi negli organi esecutivi e legislativi vengono quasi sempre assegnati attraverso elezioni popolari o tramite nomina da parte delle autorità competenti.
Nel Canton Berna, l’Amtszwang è stato abolito, ma i Comuni hanno la facoltà di reintrodurlo autonomamente. È il caso del villaggio di Finsterhennen, nel Seeland, dove un cittadino eletto nel Consiglio comunale è stato sanzionato per non aver partecipato alle riunioni dell’esecutivo. In Ticino, l’Amtszwang viene applicato unicamente se le candidate e i candidati hanno dichiarato ufficialmente la loro disponibilità ad accettare il mandato politico.
Fonte: Napoleon’s Nightmare, articolo del 19 gennaio 2017: Amtswürde wider WillenCollegamento esterno
Ma riavvolgiamo prima di tutto la bobina del tempo. Wassen è un piccolo paese di montagna, noto in tutto il mondo per la sua caratteristica chiesa. L’ex consigliere federale Adolf Ogi la visitò con i ministri dei trasporti europei per convincerli che non c’era alternativa al tunnel ferroviario di base del San Gottardo (NFTACollegamento esterno) per attraversare le Alpi.
Questo villaggio si trova a una ventina di minuti di macchina da Altdorf, la capitale del Canton Uri. Conta circa 450 abitanti, di cui 250 hanno diritto di voto e che alla fine di settembre del 2024 sono stati chiamati alle urne per eleggere due nuovi municipali. Poiché nessuno aveva ottenuto la maggioranza assoluta al primo turno, in novembre sono state elette due persone contro la loro volontà. Il primo ha ottenuto 24 voti e il secondo 13. Il rifiuto di sedere in municipio avrebbe comportato il pagamento di una multa di 5’000 franchi. Tutto risolto, dunque, per il Consiglio comunale di Wassen, ora di nuovo al completo?
Le fusioni non risolvono il problema
“Obbligare qualcuno ad assumere una carica politica è controproducente e non è una soluzione”, ricorda Steiner. “Si interviene solo sui sintomi del problema, senza affrontarli alla radice”. Reto Steiner è l’autore del monitoraggio comunale nazionale che dal 1998, a scadenza quinquennale, analizza lo stato e l’evoluzione dei Comuni in Svizzera.
Il primo gennaio 2024, la Confederazione contava 2131 Comuni. Dagli anni Novanta del secolo scorso, il loro numero, fusione dopo fusione, è diminuito costantemente: dal 2010 ne sono scomparsi quasi 500. Ciononostante, il problema di trovare persone disposte ad assumere un mandato pubblico persiste. Il sistema di milizia, uno dei pilastri della democrazia diretta, vuole da un lato che le cittadine e i cittadini codecidano e dall’altro partecipino attivamente alla vita pubblica. Secondo il monitoraggio, ogni Comune deve assegnare in media 34 seggi tra organi esecutivi e legislativi, il che significa che sono necessarie quasi 73’000 persone disposte ad assumere un mandato a tempo parziale.
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“Non è un problema che riguarda solo la politica, ma anche l’associazionismo in Svizzera: sempre meno persone si impegnano a titolo di volontariato”, ricorda Pirmin BundiCollegamento esterno, professore associato presso l’Università di Losanna. “Le cariche politiche stanno purtroppo perdendo il loro prestigio originario. Come società dobbiamo chiederci se il sistema di milizia sia ancora efficace o se sia necessario considerare nuove forme di organizzazione”, evidenzia il politologo.
Tuttavia, il sistema di milizia continua a godere di una grande popolarità in Svizzera. Il libro Milizarbeit in der SchweizCollegamento esterno, di cui Bundi è stato coautore, ha rilevato che, nel 2019, il 75% delle persone che svolgono attività di milizia credeva ancora in questo cardine della democrazia partecipativa svizzera, sottolineando nel contempo che non si sa quante cittadine e quanti cittadini sono disposti a impegnarsi attivamente per il bene comune.
Professionalizzare la gestione comunale
Oltre a decidere se organizzare il mercatino di Natale in piazza o sostenere un evento culturale, i consiglieri comunali devono affrontare questioni complesse, come la pianificazione territoriale, la digitalizzazione o la gestione dei richiedenti l’asilo. E ciò indipendentemente dalla dimensione del Comune, che in Svizzera conta mediamente 1693 abitanti.
La carica di municipale rappresenta quindi un impegno che non va preso alla leggera. “Il presidente dedica in media quasi 19 ore alla settimana, gli altri membri dell’esecutivo ne impiegano circa 10. È un ruolo difficilmente conciliabile con la vita professionale e familiare”, ricorda Reto Steiner.
E così, l’identikit del municipale tipo in Svizzera è: uomo sposato, di 54 anni, con una posizione dirigenziale o lavoratore indipendente. “L’età media dei membri degli esecutivi sta aumentando”, afferma Steiner. “Le donne e gli uomini sotto i 45 anni sono sottorappresentati. Attualmente, i Consigli comunali non riflettono più tutte le fasce della popolazione, ed è un problema”, sottolinea il professore della ZHAW.
“Una gestione professionale dei Comuni è fondamentale per ridurre l’impegno richiesto e conciliare meglio incarichi pubblici, lavoro e vita privata”, evidenzia Jonas WilliseggerCollegamento esterno. Il professore di gestione pubblica e politica presso la Scuola universitaria professionale di Lucerna (HSLU) conduce da oltre dieci anni ricerche sulle amministrazioni dei circa 1500 Comuni della Svizzera tedesca. I suoi studi hanno identificato diverse strutture organizzative efficaci, tra cui il modello CEO. “Questo modello prevede una figura direttiva centrale che assume la gestione operativa, fungendo da punto di raccordo tra l’amministrazione e il municipio”, aggiunge Willisegger. “La chiara separazione tra compiti amministrativi e decisioni strategiche e politiche, che spettano all’esecutivo, alleggerisce significativamente il lavoro dei membri del Consiglio comunale”.
Aumentare le remunerazioni
Reto Steiner propone di aumentare le remunerazioni, soprattutto nei Comuni più piccoli, dove gli stipendi risultano spesso inadeguati rispetto alle responsabilità assunte e al rischio di essere esposti alle critiche pubbliche. Jonas Willisegger evidenzia tuttavia che la questione delle indennità è certamente importante, ma che il margine di manovra per aumenti salariali è spesso limitato, soprattutto in Comuni di piccole dimensioni e situati in zone periferiche.
Steiner richiama infine l’attenzione su altro aspetto: “I media tradizionali tendono a enfatizzare i conflitti e i problemi, fenomeno amplificato dalle cittadine e dai cittadini attraverso i social media”, osserva il professore della ZHAW, sottolineando come, in un contesto simile, molte persone si domandino se valga davvero la pena assumere un incarico politico a livello locale. Questo problema viene evidenziato anche da Pirmin Bundi dell’Università di Losanna. “Quando tutto va bene, nessuno ti dà pacche sulle spalle. Le cariche pubbliche dovrebbero avere un riconoscimento sociale maggiore. Anche così possiamo preservare il sistema di milizia a livello locale”.
Nel 2014, la Scuola universitaria professionale di Lucerna (HSLU) ha identificato quattro modelli principali di gestione comunale, aggiungendone altri tre in un recente studio:
Modello CEO: questo modello separa nettamente la responsabilità politico-strategica dall’attuazione operativa. La gestione amministrativa è affidata a un direttore generale, mentre l’esecutivo si concentra sulle questioni strategiche e sul controllo.
Modello di milizia: il Consiglio comunale assume la responsabilità complessiva. L’accento è posto sulla gestione strategica, mentre i compiti operativi sono esternalizzati o affidati a un centro regionale. I mandati politici prevedono un carico di lavoro molto ridotto.
Modello a dipartimenti: ogni membro dell’esecutivo è responsabile della gestione strategica e del personale di un dipartimento. Questo modello richiede una forte collaborazione tra dipartimenti e un impegno di tempo più importante.
Modello delle città: è una variante del modello a dipartimenti, impiegata soprattutto nelle città più grandi. I membri del Consiglio comunale lavorano a tempo pieno e dirigono un dipartimento. Sono supportati da un’équipe e da una cancelleria che funge da collegamento con il Parlamento.
Modello operativo:i membri dell’esecutivo operano sia a livello strategico che operativo. Questo modello richiede elevate competenze specialistiche e una stretta interazione con la popolazione. Inoltre comporta un carico di lavoro molto elevato.
Modello presidenziale/delegato: il presidente o un membro dell’esecutivo assume la direzione amministrativa. Questo modello crea responsabilità ben definite, ma può portare a un vantaggio informativo a favore del presidente o del membro delegato.
Modello tandem: questo modello prevede una leadership duale, suddivisa tra il presidente comunale e il responsabile della gestione amministrativa. Funziona soltanto se esiste una relazione di fiducia reciproca tra le due figure. [LB1]
Fonte: Willisegger Jonas/Eichenberger Marco (2024). Modelli di gestione comunale nella Svizzera tedesca – un’analisi empiricaCollegamento esterno.
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