Elezioni regionali in Veneto, il totocandidati per il dopo Zaia: «A lui l’ultima parola sul suo successore». Salgono le quotazioni della vice De Berti

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Martina Zambon

Se a decidere sarà il governatore strada in salita per Conte: i nomi di che potrebbe essere il successore

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Dopo Zaia, ancora Zaia. Non da candidato alla presidenza della Regione, pare di capire, ma comunque perno della politica regionale. Con la facoltà di designare un delfino, l’ha lasciato chiaramente intendere nei giorni scorsi in un’intervista al Corriere del Veneto il segretario regionale Alberto Stefani.
Zaia ancora centrale, quindi, per svariati motivi. C’è quell’idea sempre più concreta di una sua lista a far da traino a una clamorosa corsa in solitaria del Carroccio contro Fratelli d’Italia e Forza Italia (e al netto del centrosinistra), ma la «variabile Doge» resta imprescindibile anche nel caso il centrodestra, dopo le alte grida e le vesti stracciate delle ultime settimane, dovesse trovare un accordo. Una lista unica nel suo genere, in grado, dice un sondaggio neppure troppo segreto della Lega, di raccogliere un 20% di voti aggiuntivi al di fuori del bacino elettorale leghista. Per mesi chi conosce il presidente un po’ più da vicino ha vaticinato: «Luca non correrà per altri, il suo ruolo è diverso».

Il «brand Zaia»

Ora, però, l’orizzonte è cambiato. Anche senza prendere in considerazione l’annosa spina nel fianco dell’eterno nemico Flavio Tosi che potrebbe solleticare un duello alle urne, si moltiplicano i segnali. Il presidente, interpellato sulla questione irrisolta del limite bloccato per gli assessori regionali, ha detto di recente: «Si era deciso di parlarne dopo l’approvazione del bilancio, ora il bilancio è stato approvato». Certo, la faccenda risulta indigesta ai consiglieri regionali che dovrebbero votare il via libera agli assessori di lungo corso di Zaia. In cambio, però, il partito potrebbe ottenere qualcosa di molto prezioso: quel «brand Zaia» (con lista annessa) che vale tanto oro quanto pesa, qualunque sarà lo scenario finale nel centrodestra verso palazzo Balbi: una lista Zaia equivale a più scranni a palazzo Ferro Fini e a una difesa identitaria che si traduce nell’avere voce in capitolo sulle nomine delle partecipate, per dirne una. Più spazi per tutti. I consiglieri potrebbero, così, accettare lo scambio e sbloccare i mandati degli assessori «storici».




















































«Sacrificio per la squadra»

Fra gli «storici» si annoverano personalità più dirompenti come Roberto Marcato, altre più pacatamente critiche della deriva salviniana come Gianpaolo Bottacin e Federico Caner, e poi ci sono quelle che certa opposizione interna apostrofa poco galantemente come «le vestali del presidente», vale a dire la vice, Elisa De Berti, plenipotenziaria delle Infrastrutture, e Manuela Lanzarin, titolare dell’assessorato pesante e cruciale alla Sanità. Sarebbero De Berti e Lanzarin, personalità accomunate da pochissimo presenzialismo e risultati molto apprezzati nei rispettivi ambiti di competenza, le destinatarie del «sacrificio per la squadra» di Zaia. Che, si dicono convinti i colonnelli leghisti, le vuole confermate al Balbi, non fosse altro che per vigilare sulla sua eredità politica: la Sanità sopravvissuta alle acque perigliose della pandemia, da un lato, e, soprattutto, quella Pedemontana che, nei prossimi anni sarà il banco di prova su cui il lungo regno di Zaia rischia di essere giudicato.

La superstrada della discordia

Stefani stesso, all’inevitabile domanda su chi potrebbe essere il successore designato, ha parlato di De Berti come figura valida. È lì che si sta posando lo sguardo del presidente? O sullo stesso Stefani che avrebbe dalla sua, oltre a una invidiabile esperienza parlamentare, anche un filo diretto con Matteo Salvini? E poi c’è Mario Conte, il sindaco di Treviso che amministra a furor di popolo l’Anci, che in tanti vedono simile a uno Zaia 2.0 per il consenso popolare e le posizioni progressiste in materia di diritti. Simile al presidente, di una decina d’anni più giovane, ma decisamente simile. Troppo? C’è chi ricorda come, da presidente uscente della Provincia di Treviso, Zaia benedì il suo vice, Leonardo Muraro, vent’anni più vecchio dell’allora giovanissimo Zaia, figura fino a quel momento decisamente in ombra a causa dell’astro nascente di Luca. Qualcuno scommette che la storia si ripeterà e Zaia, alla fine, sceglierà ancora la sua vice, solitamente silente (solo con la stampa) ma stimata da Zaia per una lealtà indiscussa e per quel lavoro comune sulla superstrada della discordia che sta tenendo in tensione la macchina regionale.

Il borsino dei possibili candidati leghisti (ammesso che si arrivi davvero allo strappo con gli alleati di centrodestra) cambia di settimana in settimana, fra le poche certezze c’è che, ancora per un giro, a dare le carte potrebbe essere Zaia.

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14 gennaio 2025 ( modifica il 14 gennaio 2025 | 09:43)

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