credito e mismatch, i pesi da alleviare per le imprese

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Nei prossimi cinque anni, il mercato del lavoro in Europa, e in particolare in Italia, si troverà ad affrontare una trasformazione profonda. Secondo il recente report The Future of Jobs 2025 del World economic forum, si avranno 170 milioni di nuovi posti di lavoro a livello globale entro il 2030, con una contestuale perdita di 92 milioni di ruoli, con un incremento netto di 78 milioni di posti di lavoro. Questa evoluzione rappresenta una grande opportunità, ma pone anche questioni cruciali e vedrà nel Vecchio continente uno dei principali teatri, con l’Italia chiamata a confrontarsi con le proprie specificità strutturali e sociali.



In Europa, settori come l’agricoltura, la sostenibilità e la tecnologia digitale sono destinati a crescere significativamente, ad esempio si prevede un aumento di 34 milioni di posti di lavoro nel settore agricolo a livello globale, trainato da iniziative legate alla transizione verde e all’adattamento ai cambiamenti climatici. Le politiche dell’Unione europea, come il Green Deal, spingono verso una transizione ecologica che porterà alla creazione di milioni di nuovi posti di lavoro. Il report stima che nel contesto europeo circa il 30% delle nuove opportunità lavorative deriverà da settori legati alle energie rinnovabili, alla gestione dei rifiuti e alla trasformazione digitale. Tuttavia, questa crescita non sarà uniforme: i Paesi del Nord Europa, grazie a infrastrutture più avanzate e a un maggiore accesso ai finanziamenti, saranno probabilmente i principali beneficiari.

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In Italia, il quadro appare più complesso. Nonostante le opportunità legate ai settori emergenti, il Paese continua a scontare problemi cronici che potrebbero limitarne la capacità di cogliere appieno i benefici di questa trasformazione. I dati del World economic forum evidenziano come il nostro Paese sia in ritardo rispetto alla media europea per quanto riguarda l’adozione delle tecnologie digitali e la formazione delle competenze necessarie. Nel settore della transizione ecologica, l’Italia ha però un grande potenziale: possiede un tessuto imprenditoriale particolarmente dinamico in ambiti come l’efficienza energetica e le energie rinnovabili, e alcune regioni, come il Trentino-Alto Adige e la Toscana, rappresentano esempi virtuosi.



La necessità di riqualificazione e acquisizione di nuove competenze resta comunque particolarmente pressante: il report del Wef sottolinea che in Italia almeno il 50% della forza lavoro avrà bisogno di riqualificazione o aggiornamento nei prossimi cinque anni per non perdere il lavoro, ma il processo è ostacolato da un sistema educativo che fatica a dialogare con il mondo del lavoro e da una scarsa diffusione di programmi di formazione. In termini settoriali, l’Italia vedrà una forte crescita nei lavori legati al turismo sostenibile, alla digitalizzazione della Pubblica amministrazione e alle energie rinnovabili, anche se la perdita di posti di lavoro in settori tradizionali come il manifatturiero potrebbe creare difficoltà significative, soprattutto in regioni del Sud dove il tasso di occupazione è già molto basso.

Secondo il report del Wef, in Europa circa 12 milioni di posti di lavoro potrebbero essere persi a causa dell’automazione nei prossimi cinque anni, ma questa perdita sarà ampiamente compensata dalla creazione di 15 milioni di nuovi ruoli. La sfida sarà garantire una transizione equa, in cui i lavoratori colpiti dai cambiamenti strutturali possano trovare nuove opportunità. A questo proposito, l’Unione europea sta investendo risorse significative in programmi di formazione e riqualificazione, con l’obiettivo di sostenere le transizioni lavorative. In particolare, in Italia, i fondi del Pnrr rappresentano una leva cruciale per accompagnare questa trasformazione e occorre vengano utilizzati in modo strategico e tempestivo: grazie, ad esempio, ai programmi di digitalizzazione previsti dal Piano si potrebbero creare decine di migliaia di posti di lavoro nel settore tecnologico, ma è fondamentale che le politiche pubbliche sostengano anche le imprese più piccole, spesso in difficoltà nell’adottare le nuove tecnologie. L’Europa e l’Italia dovranno anche affrontare il tema della disuguaglianza nel mercato del lavoro: i dati del Wef mostrano che le donne e i giovani rimangono le categorie più vulnerabili, con tassi di disoccupazione e sottoccupazione ben al di sopra della media.

In Italia, il tasso di occupazione femminile è ancora tra i più bassi dell’Ue e i giovani continuano a soffrire di elevati livelli di precarietà e disoccupazione, affrontare queste disuguaglianze sarà essenziale per garantire che le nuove opportunità lavorative siano accessibili a tutti.

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