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È il 16 dicembre quando la Digos blocca all’aeroporto di Malpensa Mohammad Abedini Najafabadi, informatico 38enne iraniano viene arrestato sulla base di una richiesta statunitense di tre giorni prima. È accusato di favoreggiamento a un’organizzazione terroristica e di avere contrabbandato componenti di droni utilizzati dai Guardiani della Rivoluzione, nel gennaio 2024, per uccidere tre soldati americani in un avamposto in Giordania. Viene portato nel carcere di Opera e detenuto in regime di massima sicurezza. Gli Usa vogliono l’estradizione. Ma la portata dell’operazione, e le possibili conseguenze, vengono sottovalutate e non si pensa di proteggere gli obiettivi sensibili in Iran. Dopo tre giorni la giornalista Cecilia Sala viene prelevata dalla sua stanza d’albergo a Teheran e portata nella prigione di Evil. Non si pensa neppure in questo caso a mettere in correlazione i due episodi: via Arenula, che intanto doveva decidere sul fermo dell’iraniano, non viene informata dell’arresto della giornalista.

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LA DETENZIONE

Otto giorno dopo l’arresto e la detenzione in isolamento, quando l’ambasciatrice italiana a Teheran, Paola Amadei, riesce a incontrare Cecilia Sala nel carcere di Evin, la notizia diventa di dominio pubblico. L’intelligence e la diplomazia sono già al lavoro e risulta chiaro che la richiesta dell’Iran, per rilasciare la giornalista italiana che si trovare nel Paese dal 12 dicembre con visto giornalistico, e avrebbe dovuto far rientro in Italia il 20, è una sola: uno scambio di prigionieri. Ufficialmente i motivi dell’arresto di Cecilia non sono noti. La Farnesina confida nelle buone condizioni di detenzione. Ma il primo gennaio, da una drammatica telefonata della giornalista alla famiglia, emergei vestiti, la mascherina per poter dormire non le vengono consegnati. In una nuova telefonata alla famiglia Sala racconta di dormire per terra sopra una coperta, non ha neppure gli occhiali da vista. Chiede di «fare presto».

LA TRATTATIVA

Il 2 gennaio, il segretario generale della Farnesina, su richiesta del ministro degli Esteri Antonio Tajani, convoca l’ambasciatore iraniano. Contemporaneamente la premier Giorgia Meloni indice un vertice a Palazzo Chigi e prende in mano personalmente il dossier. Lo stesso giorno, a sorpresa, Meloni vola a Mar-a-Lago per incontrare il presidente eletto Donald Trump e discutere della vicenda Sala e della possibilità di rimettere in libertà Abedini. La liberazione dovrebbe avverrebbe prima del 20 gennaio, quando Trump si insedierà alla Casa Bianca. In modo da incrinare il meno possibili i rapporti con la nuova amministrazione. Gli Usa chiedono una condizione: non può esserci uno scambio di prigionieri. Le liberazioni non possono avvenire contemporaneamente. Formalmente i due episodi non devono essere legati, perché sarebbe un precedente pericoloso. Il giorno successivo l’ambasciatrice italiana a Teheran viene convocata dal ministero degli Esteri iraniani che attraverso il direttore generale per l’Europa, Majid Nili Ahmadabadi, critica l’arresto di Abedini definendolo «un atto illegale, che danneggia i rapporti» tra Roma e Teheran. Propone la scarcerazione dei due detenuti su cauzione. E dopo l’incontro Meloni-Trunp i primi segnali arrivano. Il direttore generale dell’Aise (il servizio segreto estero) vola personalmente a Teheran, assicura chje Abedini sarà liberato. Il 6 gennaio il portavoce del ministero degli Esteri di Teheran, Esmail Baghaei, sostiene che l’arresto di Sala non abbia nulla a che fare con quello di Abedini. Il giorno successivo la portavoce del governo di Teheran Fatemeh Mohajerani afferma che l’arresto di Sala non è «una ritorsione» dell’Iran per il fermo di Abedini. E aggiunge: «Spero che il suo problema venga risolto rapidamente». L’accordo è fatto. La via è quella della revoca dell’arresto e della “non estradizione”, una procedura che fa capo al Guardasigilli. L’accordo è fatto. Il 7 gennaio Cecilia Sala chiama casa: dice di non essere più in isolamento. È il segnale che l’Italia attendeva. Sono le 5 del mattino dell’8 gennaio quando il Falcon con a bordo il Caravelli, atterra a Teheran. Cecilia è libera. Da ieri lo è anche Abedini.

Valentina Errante

© RIPRODUZIONE RISERVATA

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