Telemedicina in Italia: il punto sugli investimenti del PNRR

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La telemedicina ad oggi rappresenta uno dei principali cantieri della sanità digitale indirizzati dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) e, in particolare, dalla componente 1 della Missione 6 Salute.

Ecco il punto a cura degli Osservatori Sanità Digitale del Politecnico di Milano.

Le infrastrutture di telemedicina nel PNRR

Con interventi mirati allo sviluppo di infrastrutture tecnologiche e alla definizione di modelli organizzativi specifici, il PNRR mira a migliorare l’accessibilità e la qualità dei servizi di telemedicina su tutto il territorio nazionale. Tuttavia, l’effettiva diffusione, adozione ed efficacia di questi servizi richiederà ulteriori sforzi di sistema.

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Nell’ambito della Missione 6-Componente 1 del PNRR sono stati stanziati 1,5 miliardi di euro, con un incremento di 500 milioni rispetto alla previsione iniziale, per il potenziamento delle infrastrutture di telemedicina.

In questo contesto è nato il progetto della Piattaforma Nazionale di Telemedicina (PNT), il cui popolamento dati è stato recentemente avviato da Agenas in collaborazione con alcune Regioni pilota. La PNT mira a garantire standard comuni ai servizi di telemedicina sviluppati dalle Regioni, oltre all’interoperabilità con il Fascicolo Sanitario Elettronico 2.0 (FSE) e con l’Ecosistema dei Dati Sanitari (EDS).
Parallelamente allo sviluppo delle infrastrutture tecnologiche, negli scorsi mesi tutte le Regioni hanno formalizzato modelli organizzativi per la telemedicina, conformandosi alle linee guida definite dal Decreto interministeriale del 30 settembre 2022.

La diffusione della telemedicina: la prospettiva dei professionisti sanitari

Secondo i dati raccolti dall’Osservatorio Sanità Digitale del Politecnico di Milano, la quota di medici che utilizzano servizi di telemedicina è rimasta sostanzialmente stabile negli ultimi anni, anche a causa di un clima di “attesa” nei confronti della disponibilità delle nuove piattaforme regionali.

Il 35% dei medici specialisti, coinvolti nella ricerca in collaborazione con Homnya, AMD, AME, FADOI e SIMFER, e il 43% dei medici di
medicina generale (MMG)
, coinvolti grazie alla collaborazione con la FIMMG, hanno dichiarato di aver utilizzato servizi di televisita nell’ultimo anno [Figura 1], con percentuali simili per il telemonitoraggio (rispettivamente 33% e 35%). L’elemento più critico, tuttavia, resta l’uso occasionale e poco strutturato dei servizi stessi da parte dei professionisti: il 62% dei medici specialisti e il 46% dei MMG ricorre a questi strumenti solo poche volte al mese.

L’interpretazione di questi risultati rimane positiva, se si considera l’interesse futuro dei medici a utilizzare servizi di telemedicina, che supera anche l’80% dei medici (es. 84% dei MMG per il telemonitoraggio).

Figura 1: L’utilizzo e l’interesse per la Telemedicina da parte dei medici / Fonte Osservatori Digital Innovation – Politecnico di Milano

Anche l’indagine sugli infermieri (coinvolti nella ricerca in collaborazione
con FNOPI) mostra un quadro di utilizzo sporadico, con una percentuale in lieve
diminuzione rispetto all’anno precedente (per esempio, 22% per la teleconsulenza contro il 29% rilevato nel 2023).

Tuttavia, l’interesse per l’adozione futura di strumenti di telemedicina si
conferma elevato, in particolare per i servizi che facilitano l’interazione tra i diversi professionisti, come la telecooperazione e la teleconsulenza.

Il ruolo dei pazienti nella telemedicina

L’attuale utilizzo dei servizi di telemedicina da parte dei pazienti è ancora limitato: dalla ricerca 2024 condotta con circa 400 pazienti cronici o con gravi patologie (coinvolti nella ricerca svolta in collaborazione con Alleanza Malattie Rare, APMARR, FAND, FederASMA e Onconauti) emerge che solo l’8% di loro ha usufruito di televisite con uno specialista. Invece l’11% ha utilizzato servizi di telemonitoraggio.

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La propensione futura all’uso di questi strumenti è, al contrario, particolarmente elevata: l’81% dei pazienti, per esempio, si dichiara interessato al telemonitoraggio, riconoscendone il potenziale per migliorare la relazione con il medico, risparmiare tempo e affrontare difficoltà di mobilità.
Questi dati evidenziano l’importanza di progettare servizi che rispondano alle esigenze dei pazienti e comunicarne i potenziali benefici per promuoverne una diffusione sempre più ampia.

Il modello di maturità dei servizi di telemedicina

Per analizzare lo stato di maturità della telemedicina in Italia, l’Osservatorio ha identificato, all’interno di un modello di maturità in fase di ulteriore sviluppo e consolidamento, quattro dimensioni principali che consentono di sviluppare in modo coerente ed efficace un servizio di telemedicina e che, ad oggi, mettono in evidenza alcuni gap sostanziali:

  • tecnologie e applicazioni abilitanti: il 46% dei medici specialisti e il 38% degli infermieri utilizzano ancora piattaforme non certificate e dedicate all’uso sanitario per erogare servizi di telemedicina, utilizzando App di uso quotidiano (per esempio WhatsApp) e sollevando diverse problematiche, tra cui di sicurezza e privacy dei dati scambiati;
  • raccolta e valorizzazione dei dati: molto spesso le piattaforme utilizzate non
    consentono di raccogliere dati strutturati, limitando il valore clinico e organizzativo delle informazioni a supporto delle decisioni dei professionisti per la cura dei pazienti;
  • ruoli, processi e organizzazione: solo il 10% dei medici specialisti afferma che i servizi di telemedicina sono stati adeguatamente integrati nei processi clinici delle proprie strutture;
  • cultura e competenze: meno di un quarto dei medici specialisti ha ricevuto una formazione appropriata per l’utilizzo della telemedicina e in pochi casi questi hanno beneficiato di programmi formativi completi che indirizzavano lo sviluppo di competenze tecniche e soft skill.

Prospettive di sviluppo

Gli interventi previsti dal PNRR rappresentano un passo importante e pongono delle solide basi per l’adozione sistematica dei degli strumenti di telemedicina. Tuttavia, una loro piena diffusione richiederà un impegno congiunto da parte dei diversi attori del sistema sanitario e un costante lavoro sui diversi “tasselli” che possono aumentare la maturità della telemedicina in Italia, dallo sviluppo di competenze alla definizione di nuovi modelli organizzativi.

Tale sforzo di sistema potrà rendere sempre di più la telemedicina una componente di impatto e una leva per aumentare la sostenibilità del sistema sanitario italiano.



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