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Per quasi tutti i partiti il fabbisogno minimo urgente è di almeno 3.000 alloggi. Secondo l’Svp a quanto ammonta? La prego di fornire almeno una cifra e non dica che non si può determinare perché l’assessore Luis Walcher ha tenuto volutamente nascosto in un cassetto per quattro anni uno studio che forniva numeri precisi.
Come già detto sopra. Terremo sicuramente conto dello studio Sistema (Morello & Sbetti) che era stato commissionato dall’allora Vice-Sindaco Baur e che il sottoscritto ha portato per discussione in aula del Consiglio Comunale. A riguardo cito anche l’intervista del Prof.Sbetti del 2023 in cui dice “Se servono tra le 4mila e le 7mila abitazioni non vuol dire che debbano essere nuove, da costruire, bensì recuperate. Secondo l’Istat, i dati del “non occupato” a Bolzano sono molto alti e preoccupanti: parliamo di 4mila alloggi, fermo restando che non conosciamo il margine di errore”. Allora cerchiamo di capire dove sono questi 4.000 da recuperare prima di andare a decidere di costruire, non mi piace entrare nel coro e sparare che ne servono 3.000. L’amministrazione terrà certamente conto dello studio Sistema (Morello & Sbetti), commissionato dall’ex Vice-Sindaco Baur e portato in discussione in Aula del Consiglio Comunale durante il mio incarico come Presidente. Sul fabbisogno complessivo vorrei citare però un passaggio importante dell’intervista del 2023 del Prof. Sbetti: “Se servono tra le 4mila e le 7mila abitazioni, non vuol dire che debbano essere nuove, da costruire, bensì recuperate. Secondo l’Istat, i dati del ‘non occupato’ a Bolzano sono molto alti e preoccupanti: parliamo di 4mila alloggi, fermo restando che non conosciamo il margine di errore”. Questa riflessione ci impone di guardare con attenzione al patrimonio edilizio già esistente. Non si tratta solo di costruire, ma di valorizzare e recuperare quello che già c’è. I dati sui 4.000 alloggi non occupati a Bolzano, pur con i limiti statistici evidenziati, rappresentano un punto di partenza su cui ragionare prima di definire interventi di nuova edificazione. Capisco il desiderio di avere una cifra precisa e chiara, ma credo sia sbagliato cedere alla tentazione di fissare numeri standardizzati, come il fabbisogno di 3.000 alloggi dichiarato da altri, senza un’analisi più approfondita. L’approccio non è quello di “sparare” un numero, bensì di prendere decisioni basate su dati concreti, che emergeranno dal Programma di sviluppo del territorio dove confluirà anche la valutazione dello studio Sistema. Recuperare quanto possibile, evitando possibilmente ulteriore consumo di suolo. Decidere successivamente, in modo razionale, quanto costruire e in che modalità, nel rispetto dei paletti già fissati all’unanimità dalla Giunta Comunale. Chiederemo anche lo studio dell’IPES che in Comune non abbiamo mai visto che parla di 6.000 alloggi. Ricordo solo che l’IPES ha circa 450 alloggi da ristrutturare e 250 da realizzare inoltre detiene tra l’altro disponibilità in via Resia e via Merano. Non si tratta quindi di fare promesse o dichiarare numeri per alimentare il dibattito, ma di adottare un metodo serio e responsabile. Solo così Bolzano potrà affrontare il problema abitativo con una visione di lungo periodo e soluzioni sostenibili.
Gli alloggi che lei e il suo partito siete disposti a costruire dove li costruireste? Prima sul “costruito”, è la risposta. E dove è queto costruito? Spero non si dica le caserme perché si sa che ci vorranno decenni. L’Areale ferroviario sa anche lei che non vale come risposta dal momento che lì si arriva a 20-30 o 50 anni. Altri posti?
Puntare prima sul “costruito” non è solo una scelta del mio partito, l’SVP, ma una decisione presa all’unanimità dalla Giunta Comunale prima del mio incarico da Assessore. È una strategia che privilegia il recupero e la riqualificazione di spazi urbani esistenti, evitando il consumo di nuovo territorio e tutelando la sostenibilità ambientale. Il programma di sviluppo in corso ci aiuterà a individuare con maggiore precisione le aree da privilegiare, alcune opzioni da approfondire sono le seguenti:
Viale Druso: Un’area che include anche le caserme, come la caserma Huber, che probabilmente sarà liberata nel 2028. Questa zona ha il potenziale per uno sviluppo integrato con le aree di espansione Druso Est e Druso Ovest.
I “Prati di Gries”: Potrebbero offrire ulteriori spazi di espansione, in linea con una visione di sviluppo armonico e rispettoso delle caratteristiche del quartiere.
I Piani di Bolzano: Al di fuori dell’Areale Ferroviario, potrebbero esserci zone disponibili per interventi anticipati rispetto ai piani di lungo termine.
Anticipazioni sull’Areale Ferroviario: Anche se il progetto complessivo richiederà anni, alcune aree potrebbero essere sfruttate in tempi più brevi, consentendo interventi parziali e immediati.
Progetto Ponte Roma: Un’altra opzione da valutare per integrare nuove soluzioni abitative in un’area strategica della città.
Il processo di rigenerazione non si limita agli edifici, ma coinvolge anche infrastrutture e servizi. Prima di considerare l’espansione nel verde, che rimane comunque una scelta residuale, vogliamo massimizzare il potenziale delle aree urbane già esistenti.
Non ritengo che la presenza della frutticoltura e della viticoltura rappresenti un ostacolo allo sviluppo urbanistico, ma piuttosto un valore aggiunto per il nostro territorio
Guardando la città dall’alto, la mancanza di terreni per lo sviluppo urbanistico appare semplicemente come una favola che ci raccontiamo da decenni. Ci sono infiniti spazi, in tutte le direzioni. Lei conosce un’altra città in cui la presenza di frutticoltura, che peraltro subisce tra i 30 e i 40 trattamenti di pesticidi all’anno, ne blocca per decenni lo sviluppo? Il problema è quindi l’attuale alta redditività delle mele?
Non ritengo che la presenza della frutticoltura e della viticoltura rappresenti un ostacolo allo sviluppo urbanistico, ma piuttosto un valore aggiunto per il nostro territorio. La qualità paesaggistica e ambientale di Bolzano e dintorni è strettamente legata alla presenza di queste colture, che contribuiscono non solo all’economia locale, ma anche all’identità e al fascino della nostra regione. È vero che i frutteti hanno garantito per anni un’interessante redditività. Tuttavia, negli ultimi anni, i prezzi dei frutteti sono in calo, e anche la frutticoltura affronta sfide crescenti, tra cui la sostenibilità ambientale. Non credo, però, che la soluzione allo sviluppo urbanistico di Bolzano sia semplicemente convertire aree agricole in terreni edificabili. Si tratta invece di trovare un equilibrio: Pianificare lo sviluppo in modo sostenibile, possibilmente senza consumare il territorio in modo indiscriminato.
Spesso si usa come scusante il consumo di suolo, che è un concetto astrattamente caro agli ambientalisti, ma sappiamo tutti che al suo partito il consumo di suolo interessa solo se si parla dei meleti di Bolzano. Se nel capoluogo valessero i criteri di consumo di suolo di Ortisei, che è nel cuore delle Dolomiti, Bolzano avrebbe 180.000 abitanti, per dire. All’Svp il suolo non è mai interessato neppure se si trattava di vendere a 30 euro al mq (!!!) il terreno sotto le pareti del Catinaccio. Perché allora fingere che il problema sia il consumo di suolo?
Da appena un anno mi occupo di urbanistica a Bolzano, ed è su questa realtà che concentro il mio lavoro. Non ritengo opportuno entrare nel merito di decisioni prese in altre parti dell’Alto Adige, come Ortisei o altre località, anche se è chiaro che la valorizzazione e la tutela del suolo sono questioni che dovrebbero essere considerate con attenzione ovunque, in tutto il territorio provinciale. Per quanto riguarda Bolzano, la sfida principale è quella di trovare un equilibrio tra lo sviluppo necessario per soddisfare le esigenze abitative e la tutela del suolo come risorsa limitata e preziosa. Questo non significa “fingere” che il consumo di suolo sia un problema: significa riconoscerlo come una componente importante di una pianificazione sostenibile.
Comprensibilmente, dato il crescente peso del Bauernbund, con questa tattica il suo partito tutela gli interessi delle poche decine di contadini che posseggono i terreni nei dintorni della città e della borghesia cittadina di tutti e due i gruppi linguistici, che possiede gli appartamenti da affittare. Le uniche decisioni in materia urbanistica prese da Walcher sono state quelle per trasformare pezzi di bosco in vitigni sulle pendici. Pensare solo al proprio elettorato è legittimo, ma il bene Comune?
L’idea che l’elettorato dell’SVP sia composto esclusivamente da contadini è una semplificazione che non rispecchia la realtà. L’SVP rappresenta un ampio ventaglio di persone: giovani, lavoratori dipendenti, anziani, imprenditori, professionisti, e anche agricoltori. È quindi nostro dovere trovare soluzioni che, nel limite del possibile, rispettino le esigenze di tutti i cittadini di Bolzano, senza privilegiare esclusivamente un gruppo rispetto agli altri.
Nessuno pensa di cementificare la valle dell’Adige, ma basterebbero forse una decina di ettari lungo la strada per Appiano per fare un quartiere anche meno “denso” di Casanova e progettare quindi lo sviluppo di più lungo respiro. Gli espropri a quasi 700 euro al mq non sono sufficienti per ripagare i contadini dei mancati guadagni?
L’ultimo Piano Urbanistico Comunale (PUC) risale a 30 anni fa, al 1995. Ci siamo messi al lavoro: abbiamo avviato il Programma di Sviluppo del Territorio, un percorso che richiederà circa 14 mesi e che è obbligatorio per tutti i comuni secondo le direttive provinciali. Questo programma sarà propedeutico al nuovo PUC, per garantire una pianificazione urbanistica moderna e adeguata alle sfide attuali e future.
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