Sono ancora custoditi in una cassaforte della Procura di Milano tutti i dispositivi – tra cui smartphone, tablet, chiavette USB e schede tecniche – sequestrati lo scorso 16 dicembre, al momento dell’arresto richiesto dagli USA, a Mohammad Abedini Najafabadi. Lo riporta l’ANSA. L’ingegnere iraniano, lo ricordiamo, è stato rilasciato ieri dalla quinta Corte d’Appello di Milano in esecuzione del provvedimento del ministro della Giustizia Carlo Nordio.
Abedini è stato rimesso in libertà domenica mattina dal carcere di Opera. Una volta uscito dal carcere, avrebbe potuto decidere di restare in Italia, o di venire in Svizzera, dove era diretto quando è stato fermato a Malpensa proveniente da Istanbul. Ha scelto, invece, di imbarcarsi subito su un aereo diretto a Teheran, dove è atterrato poco dopo le 18 di domenica.
Al momento, pare che dalla difesa dell’iraniano non sia arrivata un’istanza di dissequestro sul materiale custodito dalla Procura. Non è escluso, riferiscono i media italiani, che gli Stati Uniti – che volevano l’estradizione di Abedini – chiedano copia dei contenuti dei dispositivi, via rogatoria. Una richiesta attraverso rogatoria non risulta ancora arrivata in Procura, dove il procuratore Marcello Viola aveva aperto un fascicolo senza ipotesi di reato né indagati.
Sempre ieri, la magistratura iraniana ha rilasciato un comunicato: «Grazie al monitoraggio del Ministero degli Affari Esteri della Repubblica Islamica dell’Iran e ai negoziati tra i servizi di intelligence della Repubblica Islamica dell’Iran e i servizi di intelligence italiani, il problema è stato risolto e ha portato al suo rilascio e al suo ritorno».
«Ora il mio cliente è persona libera e potrà riprendere a sorridere e sperare» ha detto Alfredo De Francesco, legale di Mohammad Abedini. «La decisone presa dal ministro della Giustizia, Carlo Nordio, ci ha felicemente sorpresi. Da giurista e da avvocato, sono molto contento delle motivazioni addotte a sostegno della richiesta di revoca delle custodia cautelare, poiché si sposa con quanto sostenuto sin dall’inizio in merito all’assenza dei presupposti per l’estradizione ma soprattutto per l’attenzione data al valore fondamentale della libertà personale alla luce dei principi costituzionali. Mi ha sempre ripetuto che lui credeva e aveva fiducia nella giustizia. Oggi questa sua fiducia, questa nostra fiducia ha trovato un riscontro effettivo. Da ultimo, sento anche a nome del mio cliente di ringraziare tutti coloro che nel silenzio e con grande delicatezza hanno sostenuto questo nostro percorso e hanno accompagnato ogni nostro passo e timore con la preghiera».
«In forza dell’articolo 2 del trattato di estradizione tra il Governo degli Stati Uniti d’America e il Governo della Repubblica italiana – è la nota del ministero della Giustizia italiano – possono dar luogo all’estradizione solo reati punibili secondo le leggi di entrambe le parti contraenti, condizione che, allo stato degli atti, non può ritenersi sussistente. La prima condotta ascritta al cittadino iraniano di “associazione a delinquere per violare l’IEEPA” non trova corrispondenza nelle fattispecie previste e punite dall’ordinamento penale italiano; quanto alla seconda e terza condotta, rispettivamente di “associazione a delinquere per fornire supporto materiale ad una organizzazione terroristica con conseguente morte” e di “fornitura e tentativo di fornitura di sostegno materiale ad una organizzazione terroristica straniera con conseguente morte”, nessun elemento risulta ad oggi addotto a fondamento delle accuse rivolte emergendo con certezza unicamente lo svolgimento, attraverso società a lui riconducibili, di attività di produzione e commercio con il proprio Paese di strumenti tecnologici avente potenziali, ma non esclusive, applicazioni militari».
L’ingegnere di Teheran sarebbe uscito dal carcere di Opera attorno alle 11. Formalmente risultava in Tribunale, invece sarebbe stato accompagnato a prendere un volo speciale dell’Agenzia informazioni e sicurezza esterna (AISE) diretto in Iran. Un’operazione avvenuta in gran segreto, tant’è che nemmeno al suo legale era stato immediatamente notificato il provvedimento.
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