ALBERT
BOLLETTINO PACIFISTA
La voce della ragione in tempi di guerra
Ancora armi?
Cari lettori di Albert,
è con un senso di urgenza e responsabilità che vi invitiamo a unirvi alla petizione rivolta ai parlamentari italiani per fermare la conversione in legge del decreto che autorizza l’ulteriore invio di armi all’Ucraina. Questa richiesta nasce da una lucida analisi sugli effetti controproducenti che la prosecuzione della guerra ha sull’Ucraina stessa.
I promotori della petizione, tra cui personalità di spicco come Giovanni Ricchiuti, Alex Zanotelli e Carlo Rovelli, sottolineano con forza che la continuazione di questa politica alimenta un’escalation bellica senza prospettive di pace. L’Italia rischia di oltrepassare una pericolosa linea rossa, trasformando la cobelligeranza di fatto in una guerra aperta contro la Russia.
Non possiamo ignorare i numeri: 800.000 giovani ucraini, secondo stime riportate dal “Financial Times”, hanno scelto di rifiutare la leva militare. Un recente sondaggio Gallup conferma che la maggioranza della popolazione ucraina desidera negoziati immediati.
La nostra Costituzione, all’articolo 11, ripudia la guerra come strumento di risoluzione delle controversie internazionali. Siamo chiamati a difendere questo principio, opponendoci a scelte che aggravano la spirale di violenza.
Invitiamo tutti voi a leggere il testo completo della petizione su
www.peacelink.it/noarmiucraina
e ad aggiungere la vostra firma. Ogni voce conta in questa mobilitazione per fermare una deriva pericolosa e riaffermare i valori della pace e del ripudio della guerra.
La storia ci insegna che la forza della società civile è potente quando si mobilita per un obiettivo comune. Facciamo sentire ai nostri rappresentanti che l’Italia vuole essere un costruttore di pace, non un complice di una terribile carneficina senza fine.
L’eroismo dell’obiezione di coscienza alla guerra
La scelta di opporsi alla guerra richiede un coraggio straordinario, un coraggio che spesso non viene riconosciuto nella sua profondità. La storia di Lannes Arbel, raccolta dall’agenzia stampa internazionale Pressenza, è un esempio di questo eroismo poco noto ma imprescindibile.
Lannes Arbel è un cittadino israeliano che ha maturato una decisione dirompente: rifiutare l’arruolamento come protesta contro la violenza brutale dell’esercito israeliano nei confronti del popolo palestinese.
Il 29 dicembre, Lannes si è presentato nel campo militare di Ir Habahadim, accompagnato da attivisti del movimento Mesarvot e dal deputato Ofer Cassif del Partito Hadash. Lì ha annunciato il suo rifiuto di prestare servizio nell’esercito. Nonostante i tentativi degli ufficiali di convincerlo a cambiare idea, Lannes ha ribadito che la sua scelta è radicata in principi etici profondi. Come conseguenza, è stato processato e condannato a otto giorni di prigione, con la prospettiva di ulteriori processi per il suo continuo rifiuto.
In un mondo in cui la guerra è troppo spesso giustificata, il gesto di Lannes è una testimonianza vivente di resistenza morale. La sua obiezione non è solo un rifiuto, ma un atto per aprire la strada alla pace.
Come lui stesso afferma: “Credo davvero che l’unico modo per promuovere una realtà di pace, coesistenza, comprensione reciproca e rispetto dei diritti umani sia quello di distruggere la legittimità e la credibilità del sistema militare”.
Albert invita i suoi lettori a leggere la sua storia cliccando qui.
A lui va tutta la nostra solidarietà e il nostro sostegno. La sua lotta è anche la nostra.
Per collaborare scrivi un messaggio ad Alessandro Marescotti, responsabile del bollettino. E’ contattabile a questa email: a.marescotti@peacelink.org
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