Meta e Amazon smantellano le politiche di diversità

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Negli ultimi anni, il dibattito attorno alle politiche aziendali legate alla diversità, equità e inclusione (DEI) ha polarizzato l’opinione pubblica statunitense. Aziende come Meta e Amazon, che un tempo avevano fatto della diversità un punto di forza, hanno annunciato un drastico ridimensionamento dei loro programmi DEI, un segnale evidente di come il panorama politico e legale americano stia influenzando il mondo corporate.

La decisione di Meta, la società madre di Facebook, Instagram e WhatsApp, arriva in un momento cruciale, pochi giorni dopo la vittoria elettorale di Donald Trump, il quale ha sempre criticato duramente queste iniziative, accusandole di promuovere una presunta agenda “woke”. Nel memorandum interno diffuso ai dipendenti, Meta ha motivato la scelta citando “il cambiamento del contesto legale e politico” negli Stati Uniti, con riferimento esplicito a una recente sentenza della Corte Suprema che ha bocciato le politiche di ammissione universitaria basate sulla razza.

 

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Un contesto politico sempre più influente

Questo ennesimo cambiamento di rotta di Meta è solo l’ultimo segnale di un allineamento crescente con le priorità politiche conservatrici. L’azienda ha infatti recentemente eliminato anche il programma di fact-checking negli Stati Uniti, oggetto di forti critiche da parte dei repubblicani e del presidente eletto Trump, che lo avevano accusato di censura durante il suo precedente mandato.

Non è un caso che questa svolta si sia accompagnata a importanti cambiamenti nel management: la nomina di Joel Kaplan, un repubblicano di spicco, a capo degli affari globali di Meta, e la donazione di un milione di dollari al fondo inaugurale di Trump suggeriscono una strategia di riavvicinamento al nuovo presidente, probabilmente volta a evitare futuri scontri politici e normativi.

Mark Zuckerberg stesso, durante una recente intervista con il popolare podcaster Joe Rogan, ha espresso il suo disappunto per le pressioni subite durante l’amministrazione Biden riguardo alla moderazione dei contenuti sulle sue piattaforme, in particolare durante la pandemia. “Ho sempre avuto dubbi sull’essere l’arbitro della verità”, ha affermato Zuckerberg, aggiungendo che ritiene sia compito del governo difendere le aziende tecnologiche statunitensi, non attaccarle.

 

Amazon segue la stessa strada

In parallelo, Amazon ha comunicato ai suoi dipendenti che sta “smantellando i programmi obsoleti” legati alla rappresentanza e all’inclusione, con l’obiettivo di completare la transizione entro la fine del 2024. Anche questa decisione rientra in un contesto più ampio di revisione delle politiche aziendali adottate durante il periodo successivo alle proteste del movimento Black Lives Matter, quando molte grandi aziende avevano introdotto iniziative volte a promuovere una maggiore diversità.

Secondo Candi Castleberry, vicepresidente delle esperienze inclusive di Amazon, la nuova strategia punterà su programmi con “risultati dimostrati” e su una cultura aziendale che sia realmente inclusiva, ma senza obiettivi di rappresentanza espliciti o preferenze per determinati gruppi.

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La fine di un’epoca?

Le mosse di Meta e Amazon non sono un caso isolato. Grandi marchi come Walmart, McDonald’s e persino aziende finanziarie come JPMorgan Chase e BlackRock hanno seguito la stessa direzione, riducendo o eliminando i loro programmi di diversità in risposta alle pressioni politiche e legali. I critici di queste iniziative sostengono che esse rappresentino una forma di discriminazione al contrario, mentre i sostenitori ribadiscono che politiche di inclusione ben strutturate siano fondamentali per attrarre e mantenere i migliori talenti, oltre che per garantire una crescita economica sostenibile.

Organizzazioni come Human Rights Campaign (HRC) hanno espresso preoccupazione per questo cambio di passo, sottolineando che abbandonare l’impegno verso la diversità rappresenti una mancanza di responsabilità nei confronti di dipendenti, consumatori e azionisti. Secondo RaShawn Hawkins, direttore del programma di uguaglianza sul posto di lavoro della HRC Foundation, “le politiche di inclusione aziendale sono state direttamente collegate alla crescita a lungo termine delle imprese”.

 

Riflessioni finali

La decisione di Meta di eliminare la squadra dedicata al DEI e di interrompere gli sforzi di diversificazione nella scelta dei fornitori e dei candidati segna un netto distacco dalle politiche progressiste adottate negli ultimi anni. Sebbene l’azienda affermi di voler continuare a costruire una forza lavoro diversificata, il messaggio inviato ai dipendenti e al pubblico è chiaro: la priorità è evitare rischi politici e legali, anche a costo di sacrificare valori precedentemente dichiarati fondamentali.

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Questo nuovo corso non solo riflette il mutato equilibrio politico negli Stati Uniti, ma potrebbe rappresentare un punto di svolta per l’intera Silicon Valley, che storicamente si è posizionata come avanguardia sociale. Con l’avvento della nuova amministrazione Trump e la crescente influenza di figure come Elon Musk, è probabile che altre aziende tecnologiche seguiranno l’esempio di Meta e Amazon, contribuendo a ridefinire il ruolo dell’industria tech nel promuovere valori di inclusione e diversità.

Sarà interessante osservare se questa scelta strategica si tradurrà in benefici concreti per le aziende o se, al contrario, comporterà una perdita di talenti e di credibilità in un mondo sempre più attento alle questioni sociali e alla giustizia economica.

 

 

 

 

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