il capitalismo vince contro ogni pronostico

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Se il capitalismo è l’immagine del nostro tempo, allora è chiaro che qualcosa sta mutando. Così la notizia che anche BlackRock, società d’investimento che vanta un patrimonio di 10.000 miliardi di dollari, ha abbandonato l’avventura del Net Zero Asset Managers, una sorta di alleanza creata nel 2021 per unire le società di gestione così da raggiungere la neutralità carbonica, fa intuire che il vento è davvero cambiato.

Il ritorno al realismo

La vittoria di Trump, la flessione negativa per l’economia “reale” hanno imposto un ritorno al realismo per il capitalismo globale, che negli ultimi anni si era piegato alla follia ideologica green, facendo venire meno quel dato di “pragmatismo” che dovrebbe condurre qualsiasi attività economica. Del resto i primi fautori dell’ideologia green sono gli stessi che hanno sempre additato il buon vecchio capitalismo come origine di tutti i mali, e il “profitto” come elemento distruttivo dell’umanità. Eppure questi sciamani di sventura si sono così insinuati nella nostra società da aver condizionato le scelte politiche non solo dei governi, ma delle stesse “governance” aziendali in ottica anticapitalistica.

L’enigma del capitalismo

Sono stati coniati e appositamente inseriti nel discorso tanto filosofico, quanto economico, concetti come la tanto vituperata “sostenibilità” di volta in volta legati al concetto di capitalismo, che pian piano è scomparso dal lessico quotidiano, nella sua accezione più pura. L’enigma del capitalismo risiede nella sua indefinibilità, che forse in fondo è la ragione della sua impermeabilità e della sua resistenza storica. Il capitalismo è il modello nel quale viviamo e operiamo, eppure spesso se ne parla come se fosse qualcosa di esterno, distante, avverso. La stessa critica al capitalismo nasce all’interno della società capitalistica nella sua forma moderna o in quella embrionale, oggi arcaica ma pur sempre significativa.

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Il discorso di Gordon Gekko

Il capitalismo è come l’Odisseo di Omero, “multiforme”, e su di esso si è manifestato il primo senso di colpa “collettivo” maturato nella società occidentale, e ancora oggi presentissimo nel discorso pubblico. Annichilita con la caduta del comunismo, la critica al capitalismo ha ripreso forma negli anni della crisi economica finanziaria, in cui sul banco degli imputati è stato posto il capitalismo finanziario, come artefice del collasso globale e quintessenza della radicalizzazione del profitto, generatore di ogni tipo di diseguaglianza. Manifesto di quel capitalismo è divenuto l’oramai celebre discorso di Gordon Gekko ( personaggio iconico degli anni’80 interpretato da Michel Douglas nella pellicola di Oliver Stone) sull’avidità, simbolo retorico tanto della fine del capitalismo tradizionale, quanto immagine della degenerazione incontrollata del nuovo capitalismo finanziario. Del resto l’arte è quella forma di critica del capitalismo che vive di capitalismo ed è essa stessa una forma di capitalismo. Zygmunt Bauman nel 2009 pubblicò un celebre saggio dal titolo provocatorio “Capitalismo Parassitario” che riprendeva attualizzandolo alla realtà del primo decennio definito del “turbo-capitalismo” un saggio del 1913 di Rosa Luxemburg: “L’accumulazione del capitale: contributo alla spiegazione economica dell’imperialismo”. Potremmo citare una letteratura sterminata, arrivando persino a scomodare il grande sconfitto Karl Marx, di cui si vaticinò all’inizio di questo secolo un ritorno come reazione al ventennio del cosiddetto neo-liberismo in chiave monetarista.

Il germe profondo della distruzione dell’umanità

Ma poi si è fatta largo la convinzione che nel capitalismo, nell’impresa, risiedesse il germe profondo della distruzione dell’umanità e che il “capitalismo” dovesse cessare di creare ricchezza inseguendo l’utopia ecofolle che veniva sbandierata in ogni dove. Lo strumento di pressione psicologica è sempre la stessa, “il senso di colpa” a cui troppi frettolosamente si sono genuflessi. Ora però il capitalismo ha avuto la sua rivoluzione dal basso, quella che ha unito i produttori e i consumatori nel rifiuto della deriva e nella difesa comune di industria e salario.

Libertà

Perché amato, odiato, osteggiato e accusato ad oggi il capitalismo è l’unico sistema in grado di gratificare persino i propri critici se non nelle parole, almeno nei fatti. Se ne può dir male, ma alla fine è sempre meglio essere anti capitalisti nel cuore del capitalismo, che capitalisti laddove non esiste libertà, perché senza libertà il capitalismo non esiste. Il germe del capitalismo è la premessa di ogni forma di libertà ed è destinato qui si ad erodere ogni limite che ad essa viene posto.

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Nato nel 1994, esattamente il 7 ottobre giorno della Battaglia di Lepanto, Calabrese. Allievo non frequentante – per ragioni anagrafiche – di Ansaldo e Longanesi, amo la politica e mi piace raccontarla. Conservatore per vocazione. Direttore di Nazione Futura dal settembre 2022. Fumatore per virtù – non per vizio – di sigari, ho solo un mito John Wayne.

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