Con la legge di bilancio sono arrivati dieci milioni per aprire un presidio psicologico in ogni scuola

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Dopo anni di battaglie, è stato istituito per la prima volta un fondo nazionale per il supporto psicologico di studenti e docenti: un momento importante per uniformare il servizio in tutto il Paese ma le risorse sono poche e non c’è garanzia di continuità

Arriva lo psicologo in ogni scuola, finalmente. Con la legge di bilancio approvata dal Parlamento alla fine di dicembre il governo ha istituito un Fondo nazionale per il sostegno del servizio psicologico in tutte le scuole del Paese. Non solo destinato agli studenti ma di cui potranno usufruire anche docenti e il personale degli istituti: dieci milioni per il 2025, 18,5 per il 2026. Sembrerebbe un momento storico, un importante passo per istituzionalizzare la figura dello psicologo a scuola, uniformare il servizio di sostegno in tutto il Paese, favorire il benessere della comunità educante. Che, secondo quanto dimostrano dati e indagini, è messo a dura prova da una società sempre più competitiva e sempre meno abituata a relazionarsi con la possibilità di fallire.

«Si tratta di una grande notizia», spiega David Lazzari, presidente del Cnop, Consiglio nazionale dell’ordine degli psicologi: «Una misura fondamentale per prevenire il disagio, migliorare la qualità della vita degli studenti e promuovere competenze per il futuro delle generazioni. È chiaro che le risorse stanziate sono limitate ma adesso abbiamo tutti gli strumenti per mettere a regime il sostegno psicologico nelle scuole». Come spiega Lazzari, infatti, il Fondo è, a oggi, l’ultima componente di un percorso che va avanti da tempo. Prima c’è stato il protocollo d’intesa firmato a marzo scorso con il ministero dell’Istruzione e del Merito, che ha portato all’istituzione di un tavolo di dialogo tra Mim e Cnop. Poi c’è stata la legge 70 del 2024 ideata per contrastare il bullismo e il cyberbullismo, «all’interno della quale c’è un articolo secondo cui tutti gli istituti devono istituire i servizi di psicologia scolastica per prevenire il disagio in ogni sua forma. E infine è arrivato il Fondo. La legge 70 non aveva previsto risorse per l’attuazione del servizio di sostegno psicologico. Così gli sportelli di counseling nelle scuole erano nati a macchia di leopardo, in base alle risorse messe a disposizione dalle Regioni. Con il fondo finalmente abbiamo finanziamenti a livello nazionale. Ora non resta che definire come funzionerà il servizio». Con il decreto attuativo che Mim e Cnop devono presentare entro 90 giorni dall’approvazione della manovra economica.

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Come spiega la deputata del Pd Rachele Scarpa, il Fondo per istituire lo psicologo in ogni scuola è entrato a fare parte della legge di bilancio grazie a un emendamento a prima firma Pd, condiviso dalle opposizioni: «Le risorse in campo sono prese dalla quota di fondi gestiti dal Partito democratico. Quindi c’è una parte di politica che ha fatto partire il servizio, mentre un’altra non ha votato contro. Si parla spesso dei giovani in chiave negativa, si dice di voler capire le ragioni del disagio ma poi si abbandona proprio la scuola. Il primo luogo in cui vanno tutti e dove c’è una comunità attorno a ogni allievo. L’istituzione del fondo è un intervento valido che noi continueremo a sostenere. E continueremo a impegnarci affinché le risorse a disposizione crescano», conclude la deputata che da anni si batte per la tutela della salute mentale e per portarla al centro del dibattito pubblico.

L’emendamento alla legge di bilancio che ha istituito il Fondo, infatti, è stato mutuato dalla proposta di legge che Scarpa aveva firmato a inizio 2023 per chiedere, appunto, di aprire in tutte le scuole e università del Paese, servizi di assistenza psicologica, psicoterapeutica e di counseling non solo per aiutare chi già soffre ma anche per prevenire i fenomeni di disagio. La proposta di legge era stata sua volta costruita sulla base delle richieste avanzate dagli studenti rientrati in classe subito dopo la pandemia: «Ci meritiamo di stare bene», sottolineavano dopo che l’indagine “Chiedimi come sto”, condotta, su oltre 30 mila giovani, dalla Rete degli Studenti Medi, l’Unione degli universitari e Cgil, aveva mostrato una situazione grave di malessere diffuso.

«Si tratta di una vittoria a metà», commenta, infatti, Paolo Notarnicola, coordinatore della Rete degli studenti, a proposito dell’istituzione del Fondo: «Perché noi parlavamo di un team multidisciplinare dedicato al benessere della persona. Invece nella legge di bilancio si parla solo di psicologo. Perché le università sono state lasciate fuori. E infine perché le risorse stanziate sono poche per pensare a un servizio efficiente in tutte le scuole. L’istituzione di un fondo specifico è fondamentale ma non basta. Dobbiamo vedere come il sistema verrà costruito nella pratica. Ci piacerebbe essere coinvolti nel tavolo di discussione con il Mim».

A pensare che il Fondo appena istituito non sia la soluzione per strutturare un servizio di sostegno psicologico stabile in ogni istituto c’è anche Marta Rohani, psicologa scolastica e delegata scuola di Arcigay, stanziamenti di risorse simili a questo ci sono già stati in passato «ma non sono sufficienti a garantire un servizio continuativo dentro le scuole. Partecipiamo a bandi per coprire 40, 80 o al massimo 120 ore in un anno per ciascun istituto. É poco se pensiamo a quanto c’è da fare: non solo i colloqui individuali con allievi e personale scolastico, ma anche gli interventi nelle classi in cui c’è conflitto, la costruzione della rete con le famigli e sul territorio», spiega Rohani, convinta che per rendere il servizio veramente efficace, lo psicologo a scuola dovrebbe essere una figura fissa: «Una persona assunta con concorso pubblico, come gli insegnanti. In grado di offrire un servizio continuativo».

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