Milano, 12 gennaio 2025 – Mohammad Abedini è libero e sta tornando a casa. Lo annuncia il governo iraniano dopo la notizia della richiesta di revoca dell’arresto estradizionale inoltrata dal ministro della Giustizia Carlo Nordio alla Corte di Appello di Milano. Conferma il rilascio il suo avocato mentre Teheran rende merito alle “trattative tra l’intelligence della Repubblica Islamica dell’Iran e i servizi segreti italiani”, che hanno “risolto il problema”.
L’ingegnere iraniano era nel carcere di Opera su mandato degli Stati Uniti che lo accusano di aver fornito droni e materiali elettronici all’Iran, aggirando l’embargo americano. Dopo la liberazione di Cecilia Sala il governo italiano aveva negato che le due vicende fossero legate, concordando di fatto con la posizione sostenuta fin dall’inizio da Teheran. Il 15 gennaio il tribunale del Riesame di Milano avrebbe dovuto esprimersi sulla richiesta degli arresti domiciliari inoltrata dalla difesa di Abedini, che si è sempre dichiarato innocente. La procura aveva dato parere negativo. Ma la mossa del ministro Nordio ha evidentemente reso la questione irrilevante.
Abedini è stato rilasciato questa mattina dopo le 9 e sarebbe già arrivato a casa. La Corte di Appello di Milano si è riunita non appena arrivata la richiesta di revoca della misura cautelare firmata da Nordio, e ha rimesso in liberà il 38enne, che poco dopo è decollato per Teheran.
Già nell’immediato della liberazione di Cecilia Sala – imprigionata a Teheran il 19 dicembre e rilasciata l’8 gennaio – si era parlato di un imminente rilascio di Abedini. Era nei poteri del ministero della Giustizia decidere dell’estradizione e dunque dell’arresto. Questa la motivazione fornita dal dicastero inoltrando formalmente la richiesta alla Corte di Appello di Milano: “In forza dell’articolo 2 del trattato di estradizione tra il governo degli Stati Uniti d’America e il governo della Repubblica italiana possono dar luogo all’estradizione solo reati punibili secondo le leggi di entrambe le parti contraenti, condizione che, allo stato degli atti, non può ritenersi sussistente”.
All’iraniano le autorità statunitensi ascrivono il reato dell’ “associazione a delinquere per violare l’Ieepa (International emergency economic powers act – legge federale statunitense)” che – sostiene Nordio in una nota – “non trova corrispondenza nelle fattispecie previste e punite dall’ordinamento penale italiano”. Abedini viene accusato anche di “associazione a delinquere per fornire supporto materiale ad una organizzazione terroristica con conseguente morte” e di “fornitura e tentativo di fornitura di sostegno materiale ad una organizzazione terroristica straniera con conseguente morte”. Ma secondo il ministero della Giustizia italiano “nessun elemento risulta ad oggi addotto a fondamento delle accuse”. Con certezza è emerge solo “lo svolgimento, attraverso società a lui riconducibili, di attività di produzione e commercio con il proprio Paese di strumenti tecnologici avente potenziali, ma non esclusive, applicazioni militari”.
Cecilia Sala a Ciampino accolta da Giorgia Meloni
Il mandato di arresto di Abedini da parte degli Usa era ai fini dell’estradizione. Ma nessuna richiesta di rogatoria è mai arrivata dagli Stati Uniti. La negazione dell’estradizione sarebbe la moneta di scambio ‘pagata’ dal governo italiano per ottenere la liberazione della giornalista Sala secondo un accordo top secret che Meloni avrebbe ottenuto dal presidente eletto Donald Trump durante la visita lampo in Florida. Il governo italiano non si è mai sbilanciato in proposito. Anzi, il ministro degli Esteri Antonio Tajani ha persino smentito che l’arresto di Sala a Teheran sia stato una ritorsione per quella di Abedini in Italia. Le due vicende – ha affermato – non sono collegate.
Bonelli (Avs): “Liberazione di Sala uno scambio. Meloni fa rimpiangere Craxi”
Di diverso avviso Angelo Bonelli, co-leader di Alleanza Verdi Sinistra. “Ora è chiaro a tutti che la liberazione di Cecilia Strada è stato uno scambio”, commenta ad Affaritaliani.it. “Meloni ha chiesto prima il permesso degli Stati Uniti d’America, sia a Biden che a Trump e questo ci fa rimpiangere Bettino Craxi nella sua autonomia nelle decisioni, basta ricordare il caso di Sigonella”, conclude il portavoce di Europa Verde.
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