Theo e Leao simboli della rinascita, Ibra e il discorso cult

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In una manciata di giorni Conceicao ha ribaltato il Milan: le rimonte contro Juve e Inter e il trionfo in Supercoppa certificano il ritrovato carattere del Diavolo.

Il 2025 del Milan si è aperto subito con un trofeo, inaspettato. Sulla Supercoppa conquistata a Riad nel derby con l’Inter c’è impressa la firma di Sergio Conceicao, il portoghese “non molto simpatico” subentrato solo da pochi giorni al connazionale Fonseca, che ha saputo restituire carattere e fame al Diavolo, rigenerando pure Theo e Leao, già simboli del nuovo corso.

Supercoppa, così Conceicao ha cambiato il Milan

Diciamolo senza troppi giri di parole: accomodarsi su una panchina rovente alla vigilia di una competizione come la Supercoppa Italiana rischiava di rivelarsi una mossa suicida. Invece, Conceicao ha accettato la sfida. Senza paura. Da vero duro. Del resto, si è presentato a Milano, anzi in Arabia Saudita, forte degli 11 titoli ottenuti col Porto in sette anni.

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Impossibile dare una nuova impronta tattica in così poco tempo e con due gare da affrontare in una manciata di giorni. Il 50enne tecnico di Coimbra ha lavorato soprattutto sulla testa dei calciatori. Ha trasmesso carattere, quel carattere grazie al quale i rossoneri sono riusciti a ribaltare prima la Juventus e poi l’Inter in finale.

Milan, le rimonte e il fattore intervallo

Da 2-0 a 2-3 con il tap in di Abraham nel recupero che ha fatto esplodere il popolo milanista. La rimonta da mission impossible del Milan resterà nella storia della Supercoppa e dei derby della Madonnina, anche se andato in scena in Arabia Saudita.

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Non è un caso se la squadra ha dato il meglio di sé sempre nel secondo tempo, dopo l’intervallo. È in quei 15 minuti che Conceicao ha saputo dare la scossa, toccare le corde giuste. Perché “l’allenatore deve gestire, correggere, cambiare: è per questo che mi pagano” ha ricordato ai microfoni di Canale 5.

Conceicao, il falso duro: lo show nello spogliatoio

Dopo il successo per 2-1 con la Juve il lusitano ha ammesso di “non essere molto simpatico. E il gruppo ha accettato di avere un allenatore che non sorride tanto. Perché io non sono qui per fare amicizia, ma per vincere”. Ieri, invece, ha sottolineato la differenza con Leao: “Lui è un portoghese rilassato, io sono teso”.

Che sia un duro, non è certo un mistero. Ma lo show negli spogliatoi dopo il trionfo dimostra quanto Conceicao sia capace di fare gruppo, di ammaliare i suoi soldati. Il sergente di ferro, come già successo ai tempi del Porto, si è lasciato andare a un balletto scatenato con tanto di sigaro in bocca diventato subito virale sul web. E anche così che si costruiscono le fortune di una squadra.

Theo e Leao i simboli della rinascita rossonero

Contro l’Inter si è assistito alla rinascita di Theo Hernandez e Rafa Leao, che con Fonseca avevano avuto un rapporto turbolento. Se il 10 aveva mostrato segnali (discontinui) di ripresa dopo le panchine accumulate prima della sfida di Champions col Real Madrid, Theo ha chiuso il 2024 nel peggiore dei modi, scavalcato nelle gerarchie dal giovane Jimenez. Nella finalissima di Riad la catena di sinistra del Milan ha ripreso a brillare come ai tempi d’oro dello scudetto di Pioli.

È stato proprio Rafa a spaccare la partita dopo il suo ingresso in campo a inizio ripresa, mentre Theo, colpevole sul gol di Lautaro, si è riscattato con la punizione del momentaneo 1-2 e l’assist a Pulisic, che ha realizzato il 2-2. Ora testa al Cagliari, incubo di Fonseca. I due senatori sono chiamati a prendere per mano il Diavolo e condurlo verso il paradiso.

E Ibra cambia ruolo dopo l’arrivo di Conceicao

Nella prima parte di stagione Ibrahimovic ha più volte strigliato la squadra, quasi sovrastando la figura di Fonseca. Ora, però, il senior advisor di Cardinale cambia ruolo. Già, c’è chi alza la voce al posto suo. Il riferimento è a Sergio Conceicao, of course.

Lo ha rivelato a Mediaset prima del fischio d’inizio della finale di Supercoppa: “Abbiamo trovato un bell’equilibrio, adesso faccio un passo indietro: io abbraccio, lui bastona”. Poi esce fuori il vero Ibra: “Ma se non basta lui arrivo io”.

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Quindi il discorso negli spogliatoi dopo la vittoria, pubblicato dal Milan su Instagram e già virale.





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